Alla Scoperta del Pollino
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Incontro con la Mantide pennata

3/22/2017

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Per la seconda volta ho avuto la fortuna di poter incontrare, sempre nel medesimo sito, uno degli insetti più particolari e caratteristici del nostro territorio: l'Empusa pennata, mantide pennata. Di certo non una specie comune, è anche di difficile individuazione per la sua elevata capacità mimetica. Questo esemplare mi è saltato facilmente all'occhio per la sua posizione non troppo fortunata, in netto contrasto sull'orchidea sulla quale si era posato. Mi è stato facile dunque individuarlo e cogliere l'attimo, immortalandolo in qualche scatto.

Essendo un insetto non molto comune e di difficile individuazione ho deciso così di riportarne qualche informazione in questo articolo, raccogliendo un po' di notizie da siti e articoli più specializzati.

La mantide pennata appartiene ad un genere di mantidi tipicamente mediterraneo, che sono presenti in Italia con solo due specie: la E. pennata e la E. fasciata. Tralasciando la seconda presente in un areale più limitato (dintorni di Trieste e la foce del Tagliamento), la E. pennata è localizzata nelle regioni appenniniche e nelle isole, dove vive in ambienti costieri, zone secche, campi incolti, valli o praterie assolate.

La livrea screziata presenta diverse rugosità; gli arti, il capo ed il pronoto sono bruni come l'addome che però ha sfumature chiare. I suoi colori e la loro combinazione permettono un'imitazione perfetta di rami e vegetazione secca, con una mimetizzazione criptica molto efficace. 

Nel maschio sono presenti due antenne pennate, che danno il nome alla specie. Il torace è largo e il prototorace è parecchio allungato rispetto alle altre specie. L'addome nelle ninfe, prive di ali, è riccioluto, ricurvo e molto caratteristico; negli adulti invece rimane disteso e coperto dalle ali e dalle tegmine. Le zampe mediane e posteriori sono lunghissime e sottili, e possiede una coppia di zampe captatrici anteriore dotate di una doppia fila di piccolissimi aculei sugli avambracci e di un dito "prensile" con il quale trattiene le prede. Raggiungono dimensioni di 6-7 cm.  

Con abitudini solitarie, trascorre molto tempo immobile in attesa di avvistare le sue prede solitamente insetti volanti, ma anche piccoli grilli o cavallette. 
A differenza di altre specie di mantidi dopo l'accoppiamento non mangia il suo partner, probabilmente anche per le dimensioni simili tra i due sessi. La femmina depone le uova in una ooteca che viene fissata alle rocce o alla vegetazione e le uova schiudono subito superando l'inverno come neanidi, a differenza di altre specie che superano la stagione fredda allo stadio di uovo.

Specie molto affascinante e curiosa, è indicata per la Petrosa, area SIC all'interno del Parco Nazionale del Pollino. Già più volte nel mio blog ho sottolineato la rilevanza naturalistica di tale sito alle pendici del Dolcedorme, ai confini del Parco e questo nuovo incontro, testimonia ancora una volta tale valore; facile dunque mi viene nuovamente da ribadire: "la Petrosa vale".

Post di Aprile 2015: Orchidee tra le pietre

Ordine: Mantodea
Famiglia: Empusidae
Genere: Empusa
Specie: Empusa pennata

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Sul crinale del Tabaccante

3/19/2017

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Mezza giornata a disposizione e allora si parte subito per un sopralluogo, sfruttando così l'ultimo giorno di autunno per poter fare una passeggiata dove di solito con i primi caldi è meno piacevole andare. Il cammino è comodo su una sterrata ormai consolidata, e si attraversano interessanti scorci di faggeta che con i raggi del sole e il primo verde, che lasciano intendere quello che sarà da lì a poco.

Il vento accompagna il cammino, e giunti al primo pianoro previsto sul percorso, passiamo qualche minuto in qualche chiacchiera osservando le fioriture di varie viole e crochi che segnalano ormai che la stagione della neve è di nuovo finita.

Si prosegue risalendo in cresta sulla dorsale che circonda i caratteristici pianori di Masistro, Piano di Mezzo e Piano Grande potendoli osservare molto bene dall'alto in tutta la loro ampiezza, e per il momento ancora liberi dal pascolo che tra qualche settimana sicuramente giungerà come di consueto.

Il prato sta verdeggiando e dopo una rapida osservazione a Piano Grande, ci dirigiamo verso il famoso laghetto di Masistro dove le ovature degli anfibi hanno ricamato tutta la sua circonferenza. 

Qualche foto per documentare, una pausa alla fontana e poi di nuovo a proseguire verso Masistro, dove il mio scopo è passare a salutare il Guardiano della vallata: il faggio plurisecolare tra i più vetusti di tutto il Parco Nazionale.
Ogni volta che lo incontro mi meraviglio della sua grandezza e della sua incredibile forza che traspare dalla sua figura, seppur con i primi irrimediabili segni del tempo addosso.
Non riesco a fare una foto che mi soddisfi, e mi riprometto che la prossima volta ci riuscirò (cosa che mi dico tutte le volte). Salutiamo con rispetto il grande albero, e ci dirigiamo all'area pic-nic per il nostro frugale pasto prima di rientrare per la sterrata richiudendo l'anello.

Post di Settembre 2014: Una Passeggiata che sa di Autunno
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Serra delle Ciavole nel Blu Cobalto

3/17/2017

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Partenza per Colle Impiso, meta ormai costante per gli itinerari nella parte centrale del Massiccio del Pollino. Arrivati sistemiamo la nostra attrezzatura, gli zaini e indossiamo ciò che meglio riteniamo opportuno.

La giornata si prospetta calda e soleggiata senza nessuna interferenza climatica.

Ci avviamo quindi verso i Piani di Pollino, impiegando più tempo del previsto per diverse cause e motivazioni, ma quando arriviamo tutta l'attenzione viene presa dal paesaggio che abbiamo di fronte: una distesa bianca puntellata dal grigiore dei tronchi dei faggi e colorata dalle chiome verdi scure dei loricati, che contrasta con un cielo limpido e blu come pochi altri ho avuto la fortuna di vedere.

Attraversare i piani sembra come attraversare quasi le terre lunari, a differenza che qui la gravità ci tiene i piedi bene a terra che calcano la neve ancora abbastanza dura da reggere quantomeno il mio peso.

Aggiriamo la cresta di Serra delle Ciavole fino alla Sella con Fossa del Lupo e iniziamo a risalire chi con bastoncini e ramponi, chi con ramponi e picozza.
Man mano che saliamo lo spettacolo lascia estasiati. La neve così bianca fa a gara per essere più luminosa del cielo così blu, e fra questi orizzonti svettano meravigliosi esemplari di pino loricato che rendono ancora più emozionante la risalita. Il panorama sotto di noi si ampia, prima Acquafredda, poi i Piani di Pollino, la Cresta dell'Infinito, poi sempre più su fino a vedere dall'alto tutta l'alta Valle del Raganello da un lato e quella del Frido dall'altro.

Qualche minuto per recuperare le forze e qualche altro per contemplare quel mondo meraviglioso che si staglia sotto di noi, prima di riprendere la discesa, in quella che è stata una giornata perfetta.
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Officina del Buon Cammino: Le Ninfe di Santa Venere

3/12/2017

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In occasione della giornata dell'8 marzo, un'escursione domenicale dedicata alle protagoniste femminili del territorio del Pollino. Una passeggiata a tappe, senza particolari difficoltà, tra le bellezze naturalistiche dell'area e uno speciale focus sulle "Donne", tra vicende storiche, miti&leggende, e natura (madre per eccellenza), in una mattinata "Alla Scoperta del Parco Nazionale del Pollino".

Dalla Timpa del Demanio (855 m s.l.m.), al bosco di querce di Santa Venere: ambiente ricco di biodiversità e luoghi incantati, che richiama a culti antichi, e svolge un ruolo chiave come habitat per molte specie animali e vegetali. 
Stupenda giornata che ci ha accompagnato durante l'escursione permettendo di godere a pieno di panorami unici, del bosco di querce da incanto e di piccole meraviglie della natura incontrate lungo il percorso.
Grazie ai partecipanti, e alla prossima!
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Il richiamo dei luoghi

3/8/2017

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"Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi".
Cesare Pavese

Ognuno di noi ha dei luoghi che considera superiori a tutti gli altri.
Dei luoghi che a prescindere da tutto andrebbero salvati e protetti da ogni tipo di sfregio o di sfruttamento. Lasciati intatti. Salvi. Essere sicuri che, in qualsiasi giorno successivo all'ultima volta in cui si è stati presenti lì, ritornando tutto si trovi esattamente come lo si ricordava.

Questo è un luogo che considero tale, e che ogni volta spero non sia stato deturpato. Fascino universale, panorami mozzafiato, e un bosco magico dove le querce regnano incontrastate anche dopo la man bassa fatta dall'uomo per potersi scaldare durante gli inverni rigidi alle falde di una montagna che mai nulla ha voluto regalare se la si guarda solo con occhi di chi vuole prendere qualcosa di materiale.

Grandi invece sono le soddisfazioni ascoltando l'impetuoso scorrere del Raganello a centinaia di metri sotto di me, affacciato ai balconi naturali delle Gole; il vedere i rami di una chioma di una quercia che grande e regale si prende i suoi spazi nel cielo occupando l'aria che ritiene sua; i colori che di stagione in stagione dipingono sempre in modo nuovo e diverso ogni singolo albero e il sottobosco; il volo di un nibbio reale ad una decina di metri da me seduto sullo strapiombo, che viene illuminato dal sole prima di sparire tra le profondità del canyon; lo scorrere placido dell'acqua in un canale, prima di precipitare dalle pareti di roccia per riversarsi nel fiume tumultuoso.

Questa è la ricchezza di questo bosco, questo è ciò che posso portare con me senza rovinare la perfezione dei luoghi.
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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