"Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi".
Cesare Pavese
Dei luoghi che a prescindere da tutto andrebbero salvati e protetti da ogni tipo di sfregio o di sfruttamento. Lasciati intatti. Salvi. Essere sicuri che, in qualsiasi giorno successivo all'ultima volta in cui si è stati presenti lì, ritornando tutto si trovi esattamente come lo si ricordava.
Questo è un luogo che considero tale, e che ogni volta spero non sia stato deturpato. Fascino universale, panorami mozzafiato, e un bosco magico dove le querce regnano incontrastate anche dopo la man bassa fatta dall'uomo per potersi scaldare durante gli inverni rigidi alle falde di una montagna che mai nulla ha voluto regalare se la si guarda solo con occhi di chi vuole prendere qualcosa di materiale.
Grandi invece sono le soddisfazioni ascoltando l'impetuoso scorrere del Raganello a centinaia di metri sotto di me, affacciato ai balconi naturali delle Gole; il vedere i rami di una chioma di una quercia che grande e regale si prende i suoi spazi nel cielo occupando l'aria che ritiene sua; i colori che di stagione in stagione dipingono sempre in modo nuovo e diverso ogni singolo albero e il sottobosco; il volo di un nibbio reale ad una decina di metri da me seduto sullo strapiombo, che viene illuminato dal sole prima di sparire tra le profondità del canyon; lo scorrere placido dell'acqua in un canale, prima di precipitare dalle pareti di roccia per riversarsi nel fiume tumultuoso.
Questa è la ricchezza di questo bosco, questo è ciò che posso portare con me senza rovinare la perfezione dei luoghi.