Alla Scoperta del Pollino
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Progetto "Eremita"

8/7/2022

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II ed.

Dal 4 al 7 Agosto si è svolto il 2° Campo del Progetto Eremita.

A tutti gli effetti questa è stata la mia prima esperienza di campo speleo propriamente detto, e credo che sia utile fissarla qui, con un piccolo resoconto. Così come ancora molto limitata è la mia esperienza in questa ampia e complessa disciplina, dunque ritengo un bene continuare a conoscere di più, e ricordare le cose fatte. 

L'obiettivo primo di questo campo è stato quello di rendere più comodo l'accesso all'inghiottitoio indagato, cercando di mettere in sicurezza l'entrata e disostruire rimuovendo quanto più materiale possibile, con la possibilità eventuale di esplorare l'interno alla ricerca di nuovi possibili ambienti.

Il primo giorno di scavo effettivo è stato giorno 5 Agosto: una squadra di cinque persone, ha rimosso una grande quantità di terra, pietre e legna, concentrati nella parte sinistra della cavità. Il materiale che ora è stato utilizzato per definire una specie di sentiero che conduce al sito, era stato posto inizialmente in quell'area e utilizzato per un muretto di sostegno, ma già rimosso dall'entrata. Giornata spesa quindi, per un lavoro di "recupero".

Il venerdì pomeriggio con i nuovi arrivi, il campo si è arricchito e ricaricato per il giorno successivo, che ahimè, mi ha visto assente. Il lavoro di giorno 6 Agosto è stato davvero notevole. Molta altra terra e pietre, oltre che massi più grandi, sono stati rimossi dallo spazio di entrata; un grande lavoro di squadra che ha permesso di scendere ancora, ed ampliare la zona davanti all'entrata, sempre più imponente.
Il pomeriggio ha visto una serie di attività differenti che hanno permesso a qualcuno di riposare con una passeggiata che ho guidato al Belvedere del Malvento; un altro gruppetto ha fatto da supporto invece a chi di noi ha voluto continuare ad intervenire attivamente rimuovendo un masso più grande incontrato nella mattinata.
Vedere ora tutto lo spazio liberato al di sotto della parete di roccia che accoglie all'arrivo, rende il primo impatto ancora più affascinante. 

Domenica 7 Agosto, nuovamente assente, i lavori si sono conclusi con la stessa azione svolta il giorno precedente, prima di rimettere in sicurezza il sito, fare il punto della situazione e progettare indicativamente il terzo campo.

Un pensiero si è reso evidente già il secondo giorno e concretizzato in quelli successivi: lo spirito con cui si muovono gli uomini e le donne che praticano queste attività è fortemente intriso di passione per una disciplina che garantisce con certezza solo l'ignoto. In direzione di questo vi è racchiuso un mondo che trova condivisione della fatica e del lavoro per uno scopo comune, senza nulla chiedere in cambio. Con Gradozero abbiamo chiesto aiuto e abbiamo ricevuto una pronta risposta da persone che ho avuto la fortuna e il piacere di incontrare, e con cui ho passato questi giorni. Quello che si ottiene in cambio sono le esperienze che si creano e le relazioni che si instaurano con persone che hanno tutte almeno un filo conduttore che in questo caso è decisamente la speleologia.

Complimenti davvero, e grazie!
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La Grotta dell'Angelo di Orsomarso

5/5/2022

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“Seppellitemi nella nuda terra, perché i migranti possano riposarvi, in quanto anch’io fui migrante (xénos, “ξενος”) per tutti i giorni della mia vita”
S. Nilo

Uno dei siti che non possono mancare a chi conosce sempre più approfonditamente il Parco Nazionale del Pollino, è sicuramente questa importante grotta situata sulla parete rocciosa della Timpa Simara nel Comune di Orsomarso (CS). Ho avuto finalmente l'occasione di poterla raggiungere ammirando gli stupendi panorami, e raggiungendo luoghi dall'elevata spiritualità.

Questa cavità, registrata con il codice Cb178, è nota da tempi antichissimi, quando durante l'arrivo dei monaci dall'Oriente, anche questa dovette essere scelta per eremiti e asceti. Dopo un percorso nella macchia mediterranea ancora destinata al pascolo delle greggi, si intraprende un ultimo tratto molto ripido (sconsigliato ai meno esperti o a chi soffre di vertigini). Qui, utilizzando come appoggio alcuni cavi di acciaio per poter discendere e risalire, si raggiungono le mura di quello che era il riparo incastonato nella roccia, circondati da uno scenario unico.

Secondo molti studiosi, fu proprio qui che San Nilo da Rossano, nella sua esperienza giovanile e prima di allontanarsi definitivamente dai luoghi del Merkurion, si ritirò per poter pregare e meditare lontano dagli agi e dal resto della civiltà che di tanto in tanto raggiungeva. 

E' quasi certo a mio parere, che il passaggio che oggi si compie per raggiungere la grotta, non era quello antico: troppo ripido e pericoloso. Probabilmente il santo, e gli altri che allora raggiungevano questa località, risaliva dalla vallata del Fiume Porta La Terra per poi procedere fino alla sua "dimora" dal basso. 

Di notevole valenza sono gli affreschi, sempre più sbiaditi purtroppo, che coprono una delle pareti. Sono sempre più difficili da decifrare, ma rappresenterebbero: Annunciazione di Maria, Deposizione di Gesù dalla Croce e San Michele. Quest'ultimo elemento ricollegherebbe alle ipotesi per cui l'uso della grotta fosse destinato, anche prima dell'arrivo di San Nilo, al culto micaelico che si diffuse proprio in questi territori alla metà del VII secolo.

San Nilo non fu certamente l'unico uomo di grande fede che la cavità vide, infatti questa grotta "Fu certamente nota ai Santi che si recavano ai monasteri mercuriensi: oltre a Cristoforo, Macario e Saba, Leoluca di Corleone, Vitale di Castronuovo, Fantino, Giovanni, Zaccaria, Nicodemo di Ciro, Luca di Demenna e i discepoli di Nilo, i beati Stefano. Giorgio e Proclo" da “San Nilo di Rossano al Mercurio” di Orazio Campagna.

Un luogo straordinario che già al primo sguardo, riesce bene a far capire il perché fosse stato scelto come luogo di meditazione e preghiera.
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Tra cunicoli e crani

10/13/2021

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Sopralluogo fatto per l'evento Gradozero previsto per la notte del 31 ottobre. 

Tute, caschi e torce e si va con Ilaria, che ci accompagna e ringrazio per la pazienza, e Francesco, 
il compagno di avventure di oggi. 

Un'altra semplice esperienza speleologica per me. Un percorso semplice che, salvo un'area più ampia quasi a metà del percorso fatto, lascia la possibilità di accesso solo strisciando lungo il cunicolo principale che offre una bella strettoia da superare prima di raggiungere un trivio.

Qui, mi viene detto, il passaggio diventa sempre più stretto. E per il momento, è proprio il punto in cui mi fermo. Mi ritrovo a girarmi per poter ritornare indietro. In effetti la sfida di doversi rigirare trovando il modo più comodo per voltarsi mi piace. Così come procedere sempre più avanti scoprendo quello che il passaggio ha da offrire. Proprio questi sono due dei motivi che mi stanno spingendo a proseguire in questa affascinante disciplina.

Tornando indietro ci soffermiamo sia sulle zone più umide, in alcune con presenza di stillicidio, sia sui resti animali (ossa varie ma anche dei crani ben evidenti) che in un modo o in un altro hanno raggiunto l'interno della grotta. Qualche foto ricordo, e si ritorna all'aria aperta.

Tornerò.
Qui invece trovate il link delle foto dell'evento Gradozero - Grotta da Pauraah!
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Nella Grotta di San Paolo di Morano Calabro

5/29/2021

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Finalmente sono riuscito ad effettuare un sopralluogo della Grotta di San Paolo (più correttamente "Complesso Grotta di San Paolo - Ramo del Fiume") a Morano Calabro nel Parco Nazionale del Pollino.

Ammetto che questa è probabilmente una delle grotte che più spesso delle altre ho sentito nominare, per la sua vicinanza con Castrovillari sicuramente, ma penso molto di più per la sua bellezza e le peculiarità che la cavità ha regalato agli speleologi, e che ancora fortunatamente possiede, rendendola famosa. Tutto ciò mi ha da sempre incuriosito spingendomi a volerla visitare.

Non ho molta esperienza né molta tecnica, ma voglia di esplorare quanto basta e spirito di adattamento, oltre che compagni molto più esperti e preparati di me, che hanno accettato gentilmente che mi aggregassi a loro durante un sopralluogo anticipando il primo evento speleo organizzato con Gradozero. Così munito del giusto equipaggiamento (stivali, una bella tuta da meccanico da sporcare, guanti, caschetto e torcia) mi sono lasciato guidare in questo nuovo stupendo spazio. 

"...con tre ingressi, tutti collegati fra di loro da alcune piccole gallerie che sboccano sul pozzo di 20 metri, piuttosto franoso. Alla sua base si apre un’ampia caverna, con il fondo ricoperto da grossi massi di frana, dove scorre un torrente di modesta portata proveniente da una galleria che si interna nel monte verso Sud divenendo dopo una decina di metri impraticabile. Il ramo in discesa, largo in media m 5 ed alto altrettanti, continua in direzione NNE e N sempre percorso dal fiume, che con varie cascatelle si getta in una serie di fessure piuttosto malagevoli che conducono ad una seconda caverna, ricca di concrezioni biancastre, che si sdoppia in due rami sovrapposti, fra di loro comunicanti per il tramite di due pozzetti. La parte accessibile della grotta termina in una piccola cavernetta, molto concrezionata, dove le acque del torrente si perdono in un sifone" (Fonte: qui).

Così viene descritta da Fulvio Forti nel 1.980, quando verrà rilevata la prima volta, nonostante fosse nota da tempo e fosse stata visitata in altre occasioni, una di cui sicuramente nel 1.961 dal G.S.P., rendendola nota proprio per questa sua notevole presenza di acqua al suo interno. Purtroppo, come mi dicono anche Pasquale e Carmen, componenti del Gruppo Speleo del Pollino, l'abbondanza di acqua ora è diventato un fenomeno più raro, probabilmente per alcuni lavori in superficie, realizzati lungo l'area in cui le grotte insistono. Tuttavia, proprio la presenza dell'acqua in questi ambienti ha creato ricche concrezioni calcaree, con stalattiti, stalagmiti e delicatissimi e particolari filamenti coralliformi noti come “capelli d’angelo”.

Foto
Rilievo del 1.980
Descrivere tutto il percorso è per me molto ostico, ma di sicuro alcuni passaggi in particolare non è facile dimenticarli. Entriamo e subito c'è da compiere un passaggio abbastanza stretto che però, al suo superamento, permette di osservare da vicino proprio queste concrezioni coralliformi davvero stupende. Effettivamente immaginando l'acqua in quegli ambienti, non si fa fatica ad associarli ai coralli del mare. Le luci dei caschi favoriscono il luccichio di questi elementi che rendono l'ambiente unico, e che solo in parte le foto possono rappresentare. La grotta si sviluppa con ambienti che si allargano più volte, per restringersi e riaprirsi nuovamente in ampie volte e stanze anche molto alte. Stupendi sono gli stretti passaggi, uno in particolare chiamato lo "stretto dei bottoni" che mi fa penare un po' prima di attraversarlo. Ovviamente il nome è tutto dire! Una volta fatto però, la sensazione è di meraviglia pura: dietro quello stretto passaggio si trovano altri ambienti e altre forme e creazioni della natura. Natura che mettendo insieme roccia e acqua le ha sapientemente modellate in spazi che non tutti avranno modo di vedere o visitare. Questo mi rende ancora un po' più consapevole della mia fortuna, perché sto ammirando con i miei occhi un qualcosa di unico che rimarrà solo per me e per quei pochi che si spingeranno a vederlo.

Ilaria, Pasquale, Carmen e Paolo mi su(o)pportano durante tutta l'esperienza, e arriviamo fino al grande spazio finale da cui mi dicono, percorso al contrario, calandosi dall'alto, si può affrontare la grotta direttamente nel senso opposto (quello che ci aspetta al ritorno): chissà, magari una prossima volta... 

Il rientro mi sembra addirittura più agevole, magari semplicemente perché "conosco" un po' di più il percorso. Ma rifarlo al contrario è altrettanto bello, anche perché Pasquale mi mostra altri luoghi e dettagli che durante l'andata non avevo assolutamente notato. Alla fine, la luce ci richiama in superficie, ed io esco dalla grotta soddisfatto delle meraviglie che ho potuto vedere e della nuova esperienza fatta, esplorando finalmente la famosa San Paolo.

Di sicuro questa volta un grande grazie lo devo a tutti e quattro i bravissimi speleologi!

Alla prossima! Buon cammino (anche sotterraneo)!
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Visita "alla Monaca"

2/5/2019

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"Grotte. Molte: ne pigliano il terreno per farne nitro”
“Grotte. Due naturali in due monti opposti: Grotta della Monaca, e nella seconda stanza vi si vede ancora, benché guasta dal tempo, una monaca scolpita; e Grotta del Tesauro, abbondante di terra gialla”
Vincenzo Padula da Acri

Nella roccia calcarea del Massiccio dell'Orsomarso, ricadente nel Comune di Sant'Agata di Esaro (CS) è incastonata la Grotta della Monaca: importante sito archeologico utilizzato fin dal Paleolitico superiore e in epoca medievale come miniera per l'estrazione di minerali ferrosi e cupriferi; in uso come sepolcreto in età protostorica, così come indicato dalle datazioni radiocarboniche, attorno a 3.500 anni da oggi.

Giunti all'entrata si nota subito, grazie alle colorazioni delle rocce e del suolo, la presenza di minerali che non è comune osservare. L'ingresso della grotta induce quell'interesse che, chi decide di visitarla proverà lungo il percorso. Procedendo subito, chiara è la presenza dei segni di chi, "qualche" millennio e secolo fa, ci ha anticipato sfruttando la coltivazione della miniera.

Il passaggio attraverso il diaframma per accedere alla Sala dei Pipistrelli è simbolico: sembra proprio come entrare definitivamente nelle viscere della Terra. Il nostro accompagnatore, Davide, ci spiega molto bene, come effettivamente da lì sarà impossibile vedere un raggio di luce che acceda dall'esterno. Accendiamo le torce sui nostri caschi.

Anche l'odore dell'aria cambia in modo evidente; per via dell'umidità, e per via del guano della nutrita colonia di pipistrelli che qui vive. Queste sensazioni arrivano poco prima di incontrare, superato questo passaggio, la protagonista e "proprietaria" della grotta: "la Monaca" (anche in foto).

I dettagli dei minerali presenti sono davvero affascinanti: le colorazioni e le mineralizzazioni assunte dal ferro e più avanti dal rame sono qualcosa che viste per la prima volta sicuramente colpiscono l'occhio curioso di chi osserva intorno a sé con la luce della sua torcia.
Mostrato un dettaglio fenomenale di un cunicolo di scavo, cioè il segno lasciato da chi parecchie vite fa ha scavato per estrarre i minerali, risaliamo brevemente prima di dirigerci nell'area terminale della grotta, passando proprio sotto la colonia dei chirotteri, cercando di arrecare il minor disturbo possibile, e discendendo fino all'area destinata a Sepolcreto.
Circa un centinaio di inumati sono stati recuperati durante le operazioni di scavo, testimoniando il pressante utilizzo della grotta come luogo di sepoltura. Anche questo sottolinea quanto importante, seppur per un'altra funzione, fosse la cavità.

Risaliamo procedendo sugli stessi passi dell'andata, e scattando qualche altra foto durante il rientro, fino a rivedere la bella sagoma dell'entrata della grotta che ci conferma il nostro ritorno in superficie.
Compiaciuti osserviamo un'altra volta l'ingresso prima di riprendere la via verso le auto consapevoli di aver camminato sulla storia.
Per approfondimenti: Sito Ufficiale Grotta della Monaca
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
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