Alla Scoperta del Pollino
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Anello di Monte La Mula

10/2/2022

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Un'escursione in solitaria verso una delle cime del Massiccio dell'Orsomarso.

Un percorso tra radure e boschi immensi di faggio, per poter raggiungere uno dei pianori più affascinanti del Parco, il Campo, e poi la cima di Monte La Mula con il suo panorama unico che regala prima la vista sull'isola di Cirella e poi, una volta arrivati lì su, tutta la Catena del Pollino, fino all'altro mare, lo Ionio e il versante sud fino alla Sila.

Ho potuto ammirare il panorama intorno a me per diverso tempo, fino a convincermi ad iniziare la discesa. Superato quello che è indicato come circo glaciale, ho proseguito discendendo lungo il crinale percorrendo tratturi quasi scomparsi. Dopo gli ultimi campanacci delle vacche dietro di me il bosco mi ha avvolto nuovamente. Così fitto e così denso permette il passaggio di poca luce, e l'ambiente che si viene a creare è davvero fiabesco. 

Più avanti, superato Piano di Zazzera, un nome che è tutto un programma, ho incontrato dei faggi dalle forme contorte che meriterebbero un servizio fotografico molto migliore di quello che io gli ho dedicato in questi scatti.

Ho immaginato quel luogo con la nebbia, e con meno luce di quella della giornata che mi ha accompagnato, risultato: già in lista tra i luoghi in cui ritornare. Mi sono chiesto se anche questo sito non meriti la candidatura tra le faggete UNESCO. 

Ho proseguito con un doppio saliscendi fino a raggiungere le pendici di Cozzo del Pellegrino che davanti a me già inizia ad avere i toni che l'autunno porta in dono, ricollegandomi così al sentiero principale e tornando all'auto, conscio di aver concluso un'altra stupenda giornata. 
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I sentieri delle Valli

5/13/2021

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Due sopralluoghi a poca distanza tra loro, lungo itinerari che hanno come protagonisti assoluti due fiumi.

Due corsi d'acqua estremamente vicini in linea d'aria, che hanno però destinazioni praticamente opposte: il Fiume Argentino, affluente del Lao che sfocia nel Mar Tirreno; e il Fiume Esaro, tributario del Coscile, a sua volta affluente del Crati che sfocia invece nel Mar Ionio.

Opposte direzioni ma panorami e ambienti straordinari per entrambi. La Valle del Fiume Argentino è un territorio che regala suggestioni di natura integra ed estesa mista a ritrovamenti di moderna presenza dell'uomo, che nonostante sembri impossibile ha, nel tempo, sfruttato anche i rigogliosi e verdi boschi della valle perfino nei luoghi più impervi. La Valle dell'Esaro invece, fu passaggio prescelto per la definizione del primo tracciamento del Sentiero Italia che permette di immergersi tra rocce levigate dall'acqua, addentrandosi in un ambiente sempre più lontano dal mondo civile per raggiungere all'improvviso una località dove l'uomo resiste tenacemente ed è ancora presente coltivando piccoli lembi di terra.

In entrambi questi luoghi, quando si raggiunge circa la metà del percorso, si può percepire a pieno la vastità degli ambienti naturali che il Parco Nazionale del Pollino protegge. Totalmente isolati e fuori da ogni possibilità di comunicazione, una volta addentrati nei due percorsi, gli unici che possono ricevere i nostri "messaggi" saranno solo i nostri compagni di camminata.

Ed è solo con loro che in quel momento si può contemplare la bellezza estrema che pochi occhi hanno potuto raccogliere.

Valle dell'Argentino

Valle dell'Esaro

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Da Viggianello a Pedarreto

11/4/2020

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Un altro sopralluogo per poter scoprire nuovi luoghi e tracce antiche. 

Quello che dal centro storico di Viggianello conduce a Piano di Mauro prima, e a scelta permette di raggiungere Serra di Mauro, per poi arrivare a Piano Pedarreto, è un percorso indicato su diverse carte con il codice 910 e 910A. Tuttavia è bene fare molta attenzione perché seppur nel primissimo tratto (circa i primi 2,5 Km) si segue agevolmente, nel tratto seguente fino alla Cresta di Mauro, prima dell'omonimo Piano, è sviluppato in un fitto tratto di arbusti tra ginestre, biancospino, rovi, prugnoli e diverse piste tracciate da bovini e animali selvatici, con una carente manutenzione che ne ha compromesso la tranquilla percorrenza.

Anche per questo, la volontà è diventata quella di seguire un itinerario alternativo (questo totalmente non segnato) per raggiungere la cresta, e riprendere da lì la direzione verso la Serra di Mauro con i suoi 1.579 m di quota e il punto trigonometrico a riferimento dell'IGM. 
Oltre il panorama su tutta la Valle del Mercure, è interessante la prospettiva differente rispetto ad altri itinerari già percorsi in passato. 

Da Serra di Mauro discendere verso Piano Pedarreto è più semplice, e volendo si potrebbe proseguire in quota fino al Grattaculo, magari da fare per una prossima volta. Il sentiero 910A è quello che collegherebbe Serra di Mauro con il 910 che ufficialmente risale dal Piano di Mauro, e che noi volutamente abbiamo lasciato per poter seguire il percorso di cresta. Da lì, una volta incrociato facendo attenzione ad imboccare la giusta pista, si discende entrando in un bosco molto particolare, contraddistinto nella prima parte da un misto di quercia, carpino e faggio, per poi passare alla faggeta pura con un ambiente poco intaccato dall'uomo ma non dagli animali al pascolo.

Si supera il Fosso di Mauro, già in prossimità di Piano Pedarreto, e si prosegue facendo attenzione alle varie bandierine presenti, che conducono a superare tutto il pianoro per poter raggiungere il Rifugio Fasanelli da Nord-Est. 

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Passo dopo Passo - Proposta di itinerari II

6/26/2020

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Codice Sentiero 615 - Gole del Rosa

L'itinerario proposto è un percorso che si sviluppa lungo il Fiume Rosa. Con i suoi 19 Km è un affluente del Fiume Esaro, che a sua volta si getta nel più famoso Crati. Attraversa un'area naturalisticamente e storicamente molto interessante e ricca di biodiversità.
Parte da poche centinaia di metri più in basso rispetto al Santuario della Madonna del Pettoruto (543 m), fino a risalire le Gole del Rosa, arrivando al Varco del Palombaro (1.002 m), snodo molto importante del territorio.
Sconsiglio fortemente questo percorso però a chi non abbia un buon allenamento e una buona capacità di orientamento e di esperienza in montagna. Il percorso è praticamente privo di segnaletica, salvo qualche segnavia davvero rado per lo più nel tratto iniziale. Dunque valutate bene prima di procedere senza alcun ausilio di una guida.
E' sempre bene poi ricordare, che l'intero territorio attraversato, fa parte di un area protetta e si deve ridurre al minimo l'impatto alla fauna selvatica (tra le tante: evitiamo schiamazzi e di portare con noi il cane senza guinzaglio), e ai danni alla vegetazione (non strappiamo fiori e facciamo attenzione a dove mettiamo i piedi). Rispettare questi luoghi è più che necessario.

Lasciata l'auto a poche centinaia di metri dopo l'arco votivo posto sotto il Santuario, in prossimità di una sterrata sulla destra, si può iniziare il percorso. 
Il primo tratto segue la larga strada costeggiando abbastanza lontano il corso del fiume Rosa, e rimanendo sotto le imponenti pareti di roccia che si presentano sul lato e di fronte a noi. Pian piano ci avviciniamo fino ad arrivare a guadare il fiume (se la corrente e il livello lo concedono), oppure facendo attenzione a destra vi è una pista che permette di raggiungere un ponticello in legno utile all'attraversamento e alla continuazione del percorso. 
Dopo quasi 1,5 Km in cui si rimane piuttosto alti rispetto al letto del fiume, si scende e si raggiunge il suo fianco in un'area finalmente fresca rispetto a questo primo tratto. 
Lo spettacolo del fiume qui, si ammira molto meglio e gli scatti da poter realizzare sono tanti. Si segue senza problemi la traccia del sentiero fino a quando, anche dopo qualche guado, superando l'ingresso da sinistra del Savuco nel corso principale del Rosa, l'acqua scompare interrandosi, creando una situazione davvero particolare: mentre fino a poco prima lo scorrere del torrente ci ha accompagnato con il suo suono, ora cade di colpo il silenzio e ci si ritrova a camminare sul letto del fiume, ammirando le pareti che lo delimitano e la sua vegetazione quasi preoccupati di disturbare con il nostro passaggio.
L'itinerario diventa da qui più complesso tecnicamente: passaggi su pietre di diverse dimensioni, attraversamenti da un lato all'altro per ritrovarsi sulla giusta sponda e qualche passaggio a volte esposto e a volte con una salita più marcata, richiedono maggiore attenzione. Ma lo sforzo viene ricompensato dalle meraviglie create sulle rocce dallo scorrere del fiume, oltre che da esemplari veramente interessanti di leccio. 
Continuando la salita, si raggiunge un tratto in cui la sponda destra del fiume ha subito un crollo, che porta a compiere uno zig-zag del sentiero, per poter risalire il versante e superarla dall'alto, giungendo, al termine di una curva a sinistra, in piena faggeta, con un'altra sorpresa: la ricomparsa dell'acqua sul letto del fiume! Davvero emozionante.

Siamo quasi al 4° Km di percorrenza, e raggiungiamo una nuova biforcazione. Qui si deve fare molta attenzione nel non sbagliare: infatti non si deve mantenere la sinistra, dove è presente l'acqua che proviene dal Pellegrino questa volta, ma si prende il corso a destra che per la seconda volta è asciutto, e si prosegue. 
Poco più avanti di tanto in tanto l'acqua ritorna a tratti creando piccole pozze, canali, aree acquitrinose, e si deve far attenzione nuovamente a non perdere l'itinerario corretto non inoltrandosi in avvallamenti e canali che non siano quello principale. La zona in cui ci troviamo è chiamata "Capi di Rosa", e qui molti altri canali defluiscono andando ad alimentare appunto il Fiume Rosa; inoltre siamo prossimi alla nostra meta, mentre ormai è la faggeta a farla da padrona.
Una volta mantenuto tale percorso si raggiunge lo snodo tanto famoso di Varco del Palombaro: luogo che permette di raggiungere Buonvicino, Sant'Agata di Esaro e la stessa San Sosti, oltre che, per chi ha un buon passo, località escursionistiche di tutto rispetto come Pietra Portusata, Tavola del Brigante, Campicello, il Campo e Sasso dei Greci. Per non parlare del panorama che si ottiene osservando il gruppo della Montea, che alta e fiera osserva dai suoi 1.825 m con il suo anfiteatro, buona parte della Valle del Rosa. Varco del Palombaro è stata di recente sottoposta al taglio, e non voglio dilungarmi su questo avvenimento, se non dicendo che probabilmente questo era uno di quegli interventi da evitare.
 
Siamo comunque giunti, dopo circa 7 Km a destinazione, e per questa volta proseguirò il rientro per lo stesso itinerario. Spero presto di poter fornire qualche altra opzione per compiere un largo anello!

Alla prossima con Alla Scoperta del Pollino sempre Passo dopo Passo.
Contattami qui se vuoi segnalarmi qualcosa, o per altre informazioni o per poter essere accompagnati in questi luoghi e conoscerne molto meglio le leggende, la natura e la storia. Oppure se hai avuto modo di compiere questo percorso commenta con la tua esperienza personale o le tue impressioni! 
​

Scrivimi per organizzare la tua escursione!
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Tappa S.I. - Santuario del Pettoruto - Sant'Agata di Esaro

5/26/2020

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Il Sentiero Italia è un sentiero escursionistico di lunga percorrenza lungo circa 6.880 km che attraversa le due grandi dorsali montuose della penisola italiana (Appennini e Alpi). L'idea originale nasce nel 1983 su intuizione di un gruppo di giornalisti e scrittori poi riunitisi nell'Associazione Sentiero Italia.

Ho finalmente avuto la possibilità di proseguire i sopralluoghi per poter valutare la condizione del tracciato del famoso Sentiero Italia, e colto l'occasione per lasciarvi le informazioni essenziali relative a questo percorso. Questa parte è comunemente indicata dal codice SI - 601B. 

L'itinerario parte dall'importante Santuario della Madonna del Pettoruto, luogo di culto e meta di tanti pellegrinaggi sia degli abitanti di San Sosti che ancora risiedono nell'area, sia di tutti gli emigrati che ritornano nel proprio paese natio in visita dopo molto tempo. Il Santuario e la statua della Madonna hanno una storia particolare che ha portato alla forte devozione mantenuta fino ad oggi. Spero quanto prima di poter dedicare un post più dettagliato magari con foto realizzate durante i giorni dei suoi festeggiamenti. 

Visitato il Santuario si può dunque procedere iniziando la salita di Timpa del Maschio, per arrivare in località Casalini, nell'area di Artemisia, altro piccolo grande gioiello che questo percorso regala all'escursionista. Artemisia era un antico abitato di origine Bizantina. Sono presenti i resti di fabbricati che prima erano probabilmente parte di cisterne, abitazioni, piccole fortificazioni e ad una piccola chiesa con abside. Tutte testimonianze che lasciano spazio all'immaginazione in un luogo dove il panorama è davvero unico. Avvisa dell'arrivo a questa località una torretta, probabilmente di avvistamento, sulla valle.

Preso il giusto tempo per ammirare gli angoli di questo territorio, si prosegue fino a raggiungere il versante Est del Monte Prezzamano (1.230 m) e seguire la chiara sterrata che lo aggira, da est a ovest. Fin qui il percorso è facile da seguire e i segnavia bianco-rossi del CAI sono evidenti. Poco prima di raggiungere la località "Campicello", in piena faggeta consiglio una sosta fotografica, perché qui si apre una vista mozzafiato sul gruppo della Montea, e sulla prossima tappa: Pietra Portusata. 

Questa località altrettanto famosa quanto la successiva (Tavola dei Briganti), si raggiunge lasciando la comoda sterrata, e seguendo a sinistra intorno ai 1.100 metri di quota, uno stretto sentiero che inizia ad inerpicarsi sul crinale. E così tra i giovani pini loricati si raggiunge prima Pietra Portusata, e poi la leggendaria Tavola dei Briganti, imbrigliata da un'armatura in acciaio per evitarne lo schianto.
Risalendo prima e poi discendendo il sentiero mi viene spontaneo pensare a come effettivamente il luogo di incontro prescelto dei briganti fosse davvero sperduto e difficile da trovare a chi non fosse un bravo conoscitore di quei monti. 

Dalla Tavola dei Briganti si deve fare più attenzione: i segnavia rimangono, ma alle volte sono meno facili da notare, e soprattutto, il percorso che inizia a intersecare e superare una serie di canali e canaloni, procede su un fondo dove la traccia è lieve e ricca di insidie.

Si discende così verso Sud costeggiando la località Mauriello fino ad arrivare a Fontana Acqua La Pietra prima e a Fontana La Cornia dopo, quest'ultima sicuramente migliore per approvvigionarsi di acqua. La parte più aspra è ormai superata e, ritornando su una sterrata, si raggiunge un utile e pittoresco bivacco, chiamato "Bivacco Montea - Le Vasche", e superato, seguendo la strada lungo il Vallone della Tragonata, si raggiunge il centro abitato di Sant'Agata di Esaro, punto tappa e fine del nostro percorso.

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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
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