Alla Scoperta del Pollino
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Tempo da... lupi

1/25/2017

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Periodo difficile per la natura e l'ambiente in Italia. La mancata revisione del "Piano Nazionale per la Conservazione del Lupo" con la prevista possibilità di ABBATTIMENTO di alcuni esemplari per la sua "tutela", in questo caso, è qualcosa che credo porti parecchio indietro culturalmente la nostra realtà.
E' difficile trovare le giuste parole per far intendere le ragioni profonde del perché questo modo di prevedere una simile azione sia una sconfitta per la gestione della fauna in Italia, essendo proprio l'esempio lupo, un fiore all'occhiello di una tutela e salvaguardia di una specie che stava completamente per scomparire, e che nel sud dell'Italia, compresi i fitti boschi del Pollino, ha avuto il suo ultimo baluardo e rifugio.

Detto ciò premetto ancora che non sono nè un esperto del settore, nè tantomeno un estremista (dell'una o dell'altra parte), ma un semplice appassionato di natura nel senso più ampio del termine, e che mi sono limitato a prendere in considerazione solo alcuni aspetti in merito al Piano per riflettere su alcuni punti.

1. Seppur definito a pag.29 "...una delle principali minacce per la conservazione del lupo..." non vi è una valida e definita strategia legata alla gestione del randagismo canino e delle conseguenti, e forse troppo sottovalutate, ibridazioni che potrebbero essere invece una base di partenza del piano. Questo perché si andrebbe ad intervenire, per quanto difficile, sulla tutela del patrimonio genetico, e su elementi che influenzano la zootecnia essendo anche gli ibridi e i cani randagi possibili responsabili dei danni proprio a questo settore.

2. Come ultima possibile azione (specificando comunque chiare restrizioni più volte definite a cui rimando al documento stesso) il piano prevede l'abbattimento selettivo del 5% della popolazione dell'animale, considerando come base di questa, la stima più bassa considerata, e cioè 1000 esemplari. Dunque 50 esemplari all'anno. Da questi 50 andrebbero detratti quelli uccisi dal bracconaggio. Qui apro una parentesi: in tre anni (2013-2015) ufficialmente sono stati uccisi 115 lupi (quasi 38 all'anno); questa soluzione sarebbe voluta per ridurre il bracconaggio: ma che senso ha uccidere (posto il caso che vengano accettate tutte le domande di intervento) anche più lupi di quelli abbattuti (ufficialmente) dal bracconaggio stesso? Fonti non ufficiali invece parlano di più di 300-400 lupi "bracconati" ogni anno, ritengo siano numeri molto alti, ma anche in questo caso che senso avrebbe "legalizzarne" l'abbattimento di 50 quando comunque ne vengono uccisi altri 250? Secondo il piano stesso inoltre gli abbattimenti autorizzati non sarebbero più applicabili, in quanto si supererebbe comunque la soglia indicata.


3. Molto bene si era parlato durante gli ultimi anni di buone pratiche di convivenza con il lupo: l'utilizzo di cani da guardania storicamente utilizzati per le greggi e le mandrie, indennizzi agli allevatori, restituzione dell'animale che è stato predato grazie alla presenza di un gregge/mandria di proprietà di enti. Perché non valorizzare questi metodi e migliorarli ulteriormente? E che fine hanno fatto i progetti che vedono nelle nuove generazioni gli adulti del futuro da educare ad una convivenza tutt'altro che impossibile e per forza violenta? 

Seppur non volessimo considerare le precedenti osservazioni, tutto dovrebbe essere comunque riconsiderato se prendiamo in considerazione la stima di tipo statistico sulla popolazione che è stata fatta: la stima della popolazione del lupo rientra in uno spettro che va dai 1.000 ai 2.400 esemplari. Possono essere definiti attendibili dei metodi di gestione basati su un simile divario numerico? Praticamente una variabilità del 150%? Mi pare che anche qui prima di poter avanzare dei piani validi si debba procedere ad uno studio più attento, e sicuramente con tempi necessari ad una riduzione dell'errore.

Per più informazioni in merito, rimando ai link inseriti a fine testo a seguito delle immagini: in particolare il documento del Piano stesso,  ed una  una pagina Facebook molto più competente nel settore.

Oltre tutto questo, come affermavo poco più su, probabilmente il fatto che si debba cedere, in questa situazione, a dover permettere l'abbattimento di un animale importante per l'ecologia dei nostri sistemi naturali come è il lupo, è un duro schiaffo ad anni di lotta per la valorizzazione di un bene unico e non replicabile.

Dal mio punto di vista, è ancor più paradossale pensare ad una simile soluzione proprio quando pochi giorni fa, al Tg regionale, si parlava del nuovo progetto del Parco Nazionale del Pollino sulla convivenza con il lupo, solo l'ultimo di una lunga serie, che segue, fra i più recenti, il Progetto Life Wolfnet.
Link utili:
- File del Piano di Conservazione: Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia
- Notizia ANSA: "Uccisi 115 lupi in tre anni"
- Notizia ANSA: "Primo si tecnico al Piano Lupo"
- Pagina Facebook: Canis lupus italicus - Lupo appenninico
- Video Tg Regione Calabria: "Salviamo capre e lupo"
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Tra nuvole, neve e sole: il gioco del tempo

1/17/2017

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"Spesso si parla di brutto tempo, ma in realtà nessun tempo è brutto. È tutto piacevole, anche se in modi diversi. Un certo tipo di tempo può essere cattivo per gli agricoltori o le colture, ma per tutti gli altri, ogni tipo di tempo è buono. Il sole è delizioso, la pioggia è rinfrescante, il vento ci trascina, la neve è esilarante. Come dice Ruskin: Non esiste una cosa come il cattivo tempo, solo diversi tipi di bel tempo".
John Lubbock, Ricreazione, 1894

Programma della giornata destinato al lavoro da scrivania, ma alla ricezione di un messaggio, mi avvicino alla finestra e la apro: un cielo azzurro sui monti imbiancati dalla neve fresca caduta durante la notte. Cambio idea, dò conferma, si parte.
Nessuna pretesa per la giornata, solo fare una passeggiata per godersi la vista di quei meravigliosi monti ammantati di bianco e già luminosi alla luce del sole.

Il tempo di prepararsi e prendere l'auto e le condizioni meteo cambiano; cambiamo la meta: le pendici della Manfriana, dove ancora rimane la luce del sole, e proseguiamo. Arriviamo a lasciare l'auto ad una delle piazzole lungo la sempre più rinomata "Imperticata", ma il tempo vuole giocare con noi oggi; le nuvole vanno e vengono e la luce viene di continuo nascosta dalle nuvole.
Non fa niente, noi continuiamo a salire godendoci il rumore dei passi nella neve fresca e osservando, man mano che saliamo, le forme uniche dei candidi rilievi sopra di noi: la Manfriana, prima sulla linea del nostro occhio e dietro di lei il Dolcedorme.

Per un pò sembra che il sole riesca a prevalere, ma quando decidiamo di proseguire ancora, piuttosto che rientrare, il tempo continua nel suo intento: un grande banco di nuvole inizia a ricoprire tutto il crinale e ci viene incontro, coprendo la visuale e limitando la visibilità. Lo scenario cambia ancora, ma diviene assolutamente più affascinante. Raggiungiamo comunque Colle Calderaio a circa 1.200 metri di quota, senza grandi difficoltà e poco più in là lo stazzo; troviamo il luogo adatto per fermarci un po' e mangiare qualcosa.

Osserviamo le nuvole e ben si capisce che a poco sarebbe arrivata la neve. Sorrido al pensiero, sistemo lo zaino e si riparte cercando di chiudere una sorta di anello, aggirando il colle. Siamo più lenti delle nuvole, e ci ritroviamo in mezzo alla nuova nevicata. Non ha nulla a che fare con una bufera. Tutt'altro, dà una nuova sfumatura climatica alla giornata e ci fa stare bene.

Discendiamo fino al "Rifugio della Giumenta", un'altra possibile struttura di ristoro o quantomeno riparo per gli escursionisti dell'area. Le nevicata è ormai alle spalle e facciamo un'altra breve pausa prima di riprendere la strada del ritorno con qualche ultimo sprazzo di luce concesso dal gioco del tempo.
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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