Alla Scoperta del Pollino
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Direttissima

11/23/2016

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"La montagna chiama e devo andare".
John Muir

Quando devi affrontare la Direttissima non c'è il problema della sveglia: quasi automaticamente gli occhi si spalancano anticipandola. Scendi rapidamente dal letto per un'abbondante colazione e subito dopo completi meticolosamente lo zaino. Quello che ci aspetta è un dislivello da 800 a 2.267 m su 4 Km di distanza, senza contare poi la strada del ritorno.

Partiamo con un pò di ritardo sulla tabella di marcia per diversi inconvenienti: male. Quando capitano questi imprevisti prima di un'escursione così importante non è mai una cosa piacevole, soprattutto per il ritardo stesso. Le nuvole sembrano concenderci il cielo, ma dopo aver da poco iniziato la risalita dall'IPV1 ci accorgiamo che era solo illusione. 
La Cresta Sud del Dolcedorme, nostra via di risalita, intorno ai 1500 m si immerge nelle nuvole autunnali che ci attendono.

Deviamo dall'itinerario definito come IPV1 per continuare nel percorso verso la vetta, proseguendo sempre in salita e raggiungendo diversi punti panoramici: sotto di noi il mondo si distende. Incontriamo anche i primi Pini loricati, che si sono appropriati da tempo della dorsale. D'un tratto mentre riprendiamo fiato sotto uno di essi, ormai tra nuvole e nebbia, sembra iniziare a piovere.
Osservo intorno, e con gran sorpresa e sollievo, non è pioggia, ma sono gli stessi pini che stanno rilasciando l'acqua dai loro aghi per l'eccessiva umidità dell'aria: sembrano quasi piangere, e la mia mente si mette a fantasticare per tutto il tempo della pausa. Uno spettacolo ancora mai visto prima.

Riprendiamo dunque la nostra risalita e il percorso da qui in poi si fa davvero duro: passaggi da fare con attenzione anche aggrappandosi alla nuda roccia, resi un po' più complessi dalla notevole umidità che la bagna, così come bagna il resto della vegetazione; la nebbia seppur non molto fitta inoltre non permette di avere punti di riferimento in alto da poter seguire. Nonostante questo, e alle volte la mia precaria posizione, di fronte ad alcuni loricati, mi fermo come posso per poterli osservare al meglio prendendomi del tempo.
Nell'ultimo tratto arriviamo presso un canale morenico molto ripido e stretto, che superiamo con attenzione e senza fretta, assicurandoci di avere un appoggio sicuro prima di proseguire. 
Finalmente, dopo quattro ore di risalita costante, eccoci premiati arrivando sull'ultimo tratto di cresta della serra; più in là, man mano che ci avviciniamo compaiono nella foschia il cumulo di pietre che indica la cima, e la cassetta con il libro di vetta. Intorno vi è ancora della neve, anche se ormai poca, e soprattutto sul versante esposto a Nord. 
Il vento inizia anche a sferzare più forte, spingendoci contro le nuvole che ci bagnano al posto della pioggia.

Firmiamo il libro di vetta e, mangiato un panino al volo, ci dirigiamo subito più in basso, pensando di ritornare dal sentiero del Varco di Pollinello, dopo aver trovato un luogo più adatto per il pranzo. Tuttavia al Passo del Malvento, proseguiamo invece verso Monte Pollino per poi continuare in direzione del Patriarca: un incontro così, dopo un'escursione del genere e le sensazioni provate, sembra l'incontro con qualcuno di caro che può rincuorarti e offrirti un posto asciutto e qualcosa di caldo. In un certo senso, dentro è così. 
Troviamo qui il luogo adatto, e ci prendiamo del tempo per riposare e per finire i nostri panini con calma, mentre le nuvole e la nebbia sembrano aprirsi un po'.
Salutato il grande pino, riprendiamo il noto itinerario che ci porta a Pollinello prima, e poi a Celsa Bianca sempre circondati dalla nebbia che non lascia mai un minimo di panorama ai nostri occhi.

Solo intorno ai 1.300 m le nuvole, ormai sopra di noi, ci lasciano un po' di tregua. Dopo averci precluso il panorama dall'inizio alla fine, quando ormai siamo giunti all'auto, ci beffano un'ultima volta mostrandoci la vetta del Dolcedorme, dove eravamo solo qualche ora prima, ben illuminata dalle ultime luci del sole.
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"Perché lì" - Giornata Nazionale degli Alberi 2016

11/21/2016

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Durante la recentissima Convention Aigae nel Parco Nazionale del Gargano, ho avuto modo di approfondire (per quanto questo possa essere fatto in una mezza giornata) gli aspetti riguardanti le pratiche teatrali nel racconto della natura, momento formativo condotto dal bravissimo Luigi D'Elia. 
Come primo esercizio ci è stato chiesto di scrivere una storia; una storia che parlasse della prima cosa che ci fosse venuta in mente del luogo in cui lavoriamo, e di raccontarla.
A me sono scivolate rapide dalla mano queste parole, leggermente corrette durante la serata di ieri e lasciate decantare un po' nel dubbio, prima di condividerle proprio oggi in cui celebriamo la "Festa dell'Albero".


"In un tempo lontano, aggrappato ad un'aspra parete rocciosa di una brulla montagna, vi era un albero. Maestoso e imponente, questo pino seppur non molto alto, aveva un unico desiderio: viaggiare.
Voleva vedere come il mondo fosse intorno a sé.
Come ben sapete però, per quanto un albero possa muoversi, è difficile che riesca a camminare e così, trasferì il suo desiderio ai suoi semi, fatti nascere con estrema cura dentro le sue pigne nere e lucenti.
Poi chiese aiuto al vento e gli chiese di soddisfare la loro voglia di scoperta. 
Così il vento, freddo e secco, da Est, senza chiedere nulla in cambio prese con sé i piccoli semi portandoli lontano per chilometri di distanza e su per centinaia di metri.
Giunsero in un luogo roccioso che ricordava la loro casa e chiesero al vento di fermarsi lì per un po', ma una volta a terra, senza pensarci troppo, in modo naturale, misero radici e crebbero.
C'è chi dice che scelsero di crescere lì, a 2000 metri e oltre di altezza, perché non c'erano uomini a disturbarli; chi perché da lì potevano vedere non uno, ma due mari nello stesso momento; chi perché lì neve e vento li modellavano facendoli diventare opere d'arte; chi perché lì non vi erano altri alberi che gli impedivano di crescere o gli dicessero come farlo; chi perché lì, almeno fino ad oggi, il desiderio di scoprire il mondo, venne soddisfatto
".
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XXIV Convention Aigae 16-20 novembre 2016

11/20/2016

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Quando cappuccetto rosso si mangiò il lupo: il confine tra fruizione turistica e disturbo: incoerenza e corretta informazione

Un altro importante momento formativo svolto nell'Oasi del Lago Salso, area che ricade nel Parco Nazionale del Gargano, elemento di importanza fondamentale per quanto riguarda le zone umide del meridione d'Italia.
Corsi di formazione, attività sul campo, escursioni, workshop, momenti di discussione e di incontro si sono susseguiti in questi 4 giorni in cui come sempre, vi è come obiettivo finale la propria formazione personale e il miglioramento delle competenze possedute per una migliore professionalità.
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Prima neve dell'autunno/inverno 2016

11/9/2016

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La giornata di ieri, fredda e nuvolosa, ha anticipato quello che sarebbe successo da lì a qualche ora: la prima neve è caduta sul Massiccio del Pollino, annunciando come, citando una nota serie televisiva degli ultimi anni, "L'inverno sta arrivando".

L'autunno ancora non ha ceduto il passo, ma di certo questi primi chiari ed evidenti segni, lasciano ben sperare in una annata che dovrebbe rivelarsi più abbondante rispetto a quella passata.
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Passeggiata a Fosso e Piano Iannace

11/7/2016

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L'ambiente molto suggestivo lungo il percorso che dal Santuario della Madonna di Pollino conduce a Fosso Iannace prima, e a Piano Iannace fino alla Grande Porta poi, è ottimo per vedere da un altro punto di vista la già meravigliosa Serra di Crispo.

La componente certamente più caratteristica è però la presenza diffusa di diversi esemplari di abete bianco (Abies alba Mill.), che con le loro chiome verdi scure e le loro cortecce chiare, spiccano e contrastano pienamente con le chiome ormai prive di foglie dei faggi con i quali durante il resto dell'anno si spartiscono i raggi del sole.
Proprio questo contrasto più delle altre cose mi fa associare questi luoghi alle foreste selvagge del Nord America, lontane chilometri di distanza da noi e il più delle volte ancora inesplorate al contrario di questi boschi, attraversati da sentieri storici che da sempre collegano aree importanti del territorio.

Risalendo il sentiero, allo sbocco su Piano Iannace domina il profilo di Serra Crispo con i pini loricati ad ammantarne la cresta. Il cielo azzurro e le tante nuvole dalle diversissime forme portate dal forte vento completano il quadro che ci si presenta di fronte.
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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