Alla Scoperta del Pollino
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Sul crinale della Falconara

12/23/2016

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"In verità si può dire che l'esterno di una montagna è cosa buona per l'interno di un uomo"
George Wherry

Dopo un lungo spostamento in auto eccoci ai piedi di una delle pareti rocciose più imponenti di tutto il Parco Nazionale: la Timpa della Falconara 1.656 m.
Ci dirigiamo verso la spalla Est trovando un comodo passaggio per poter raggiungere il crinale da risalire fino alla cima. Il percorso regala, di tanto in tanto, degli splendidi affacci verso Sud che permettono di ammirare il Massiccio centrale con la prima vera neve che ammanta le quote più alte.
​
Negli anfratti all'ombra, più protetti, si scorgono grandi stallatiti di ghiaccio che stanno ora iniziando a scioglersi, e su qualche tratto compaiono lastre ghiacciate presenti nelle esposizioni a Nord. Il terreno richiede attenzione, e altrettanta attenzione è da mettere nel scegliere il giusto percorso, per poter superare i tratti più difficoltosi. I canaloni, i lisci, le pareti rocciose sono ostacoli da non sottovalutare quando una semplice storta può compromettere l'intera escursione, e non solo quella.

Arriviamo in cima anche questa volta senza problemi, e come al solito, siamo premiati da uno spettacolo unico che ci circonda: dal Massiccio del Pollino, alla Timpa di Pietrasasso; dal Gruppo dello Sparviere, fino alla Timpa di Sallorenzo e alle Gole Alte del Raganello.
La discesa permette di ammirare altri disegno della roccia molto particolari, che ci ricordano ancora una volta l'importanza geologica e morfologica del sito, non per nulla inserito nelle località indicata dal Geoparco, prima di giungere alle pendici della dorsale a Nord, in cui troviamo alcuni interessanti faggi.

Al rientro tanta curiosità è posta nella parte più a valle, con la promessa di visitarla nel prossimo futuro.
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I borghi di Laino, sulle sponde del Lao

12/19/2016

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Sulle sponde del fiume Lao, poco più a monte prima che quest'ultimo entri nelle sue profonde gole, sorgono i paesi di Laino. Il "Castello" più in alto, sulla collina di San Teodoro, in posizione predominante sulla vallata; e il "Borgo" in località San Sebastiano, a ridosso del corso del fiume e i suoi fertili terreni laterali.

Da lassù, a San Teodoro si può osservare un panorama eccezionale su tutta la vallata del Lao, potendo controllare tutti i passaggi che permettono e permettevano l'antica comunicazione dell'area. I Longobardi prima e successivamente gli Aragonesi lo capirono e per questo ne potenziarono le difese. Oggi, dopo diversi e particolari accadimenti, rimangono di quella possente struttura solo le mura perimetrali.

A Laino Borgo invece, posizione più comoda in un'area fertile e ricca d'acqua per la presenza oltre che del Lao dello Iannello, si percorrono le sue strade principali superando i diversi portali in pietra con i rispettivi stemmi nobiliari, e le tante targhe che ricordano le famiglie e i personaggi più famosi della storia del paese: dal missionario Pietro Paolo Navarro al celebre botanico Biagio Longo.

I due borghi, oggi comuni differenti dopo precedenti unioni e separazioni, rimangono a testimonianza di una storia variegata e importante, pronti a condividerla con chi si rende disponibile a conoscerla. 
Il Lao ora come allora, continua a scorrere sui loro fianchi, accompagnandoli lungo il loro destino.
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Meraviglie tra le nubi del Palanuda

12/11/2016

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"Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per cosi dire morto; i suoi occhi sono spenti".
Albert Einstein

Giornata perfetta e completamente sgombra di nuvole. 
Si, completamente sgombra di nuvole meno l'area in cui si sviluppa l'itinerario scelto per la nostra escursione. Bianche nubi scorrono sui monti dell'Orsomarso, tra i territori dell'omonimo comune, Mormanno e Morano Calabro.
Ci incamminiamo comunque; convinti che anche così ne varrà la pena.

Superiamo, Fonte La Pietra, e risalendo il tracciato giungiamo alla sella che ci permette di raggiungere il Casotto di Conte Orlando presso la località chiamata "Falaschere", vero punto di partenza dell'itinerario di oggi. Questo pianoro è sempre caratteristico, seppur non molto esteso; sarà per la sua conformazione, per il casotto o per altro che ancora non mi è dato focalizzare.

Ci guardiamo attorno sperando che il cielo magari da un momento all'altro possa aprirsi lasciando passare la luce del sole, e dopo un cenno d'intesa ci avviamo.
Superiamo il primo tratto del percorso osservando alcuni begli esemplari di faggio, alcuni dei quali in particolare, addobbati con grandi fusti di vitalba; ma è un acero che attira la nostra attenzione, tanto da dedicargli del tempo per fotografare i bellissimi motivi del suo fusto, privo dello strato più esterno della corteccia, con colori dal rosa all'arancione a cui nemmeno le foto possono rendergli merito (almeno non le mie).

Dedicato il tempo necessario per qualche altro scatto, proseguiamo raggiungendo Piano Cambio, ampia conca pianeggiante che per breve troviamo completamente illuminata dal sole. Si comprende molto bene il momento in cui si trova la natura: assopita ma sempre presente e viva. Gli alberi stanno ormai riposando, ma il verde dell'erba non scompare come a ricordare che tutto è ancora pieno d'energia.

Riprendiamo il tracciato rientrando in faggeta, e seguendo il sentiero, saliamo lungo il Canale Deo Gratias quando finalmente, una delle nostre speranze diventa realtà: incrociamo prima una coppia di caprioli, che rapidamente dopo averci subito notato, fuggono in salita lungo il pendio lasciandosi solo intravedere; e poco più avanti un altro esemplare si fa adocchiare per sparire altrettanto rapidamente dalla nostra vista. Nonostante tutto, sono sempre emozioni uniche e non riproducibili in altre circostanze.

Raggiungiamo meno affaticati la sella, e iniziamo la risalita verso dal crinale sud del Palanuda. In poco tempo siamo quasi alla vetta, mentre le nuvole a volte lentamente, a volte più rapide, ci passano addosso proseguendo il loro cammino verso Campotenese. Arriviamo alla cima con i panorami intorno a noi che cambiamo continuamente, coperti dallo strato nuvoloso che si apre e richiude come fosse un sipario di un teatro.
Ci sistemiamo, e recuperiamo le energie con il nostro pranzo godereccio, accompagnato da un bel thè caldo, che viste le temperature e il vento freddo, diviene un ottimo rimedio.

Attendiamo un pò prima di decidere di rientrare godendoci, nonostante il clima, la calma e la serenità di quel luogo, a vedetta tra il Massiccio dell'Orsomarso e il piano di Campotenese alle pendici del Massiccio del Pollino che di tanto in tanto compare tra le nuvole all'orizzonte.

Riprendiamo la discesa procedendo speditamente, fino a quando, mi viene fatto un altro regalo: trovo a terra uno splendido palco di capriolo che colgo rapidamente festeggiando per il raro ritrovamento. Lo mostro soddisfatto, e dopo averlo osservato per un pò, riprendiamo il passo.

Arrivati però all'altezza di Piano Cambio, decidiamo di allungarci verso i successivi pianori minori per trovare un buon punto d'osservazione. Anche questa volta siamo fortunati, e dopo poco riusciamo ad affacciarci sulla meravigliosa e selvaggia valle dell'Argentino.
Vediamo il solco del fiume discendere fin dalle pendici di Cozzo del Pellegrino, e alla nostra sinistra la meravigliosa parete dei Crivi di Mangiacaniglia illuminata dai pochi raggi del sole che filtrano dalle nuvole, con i pini loricati incastonati su di essa.

Diversi minuti dedicati ad osservare lo spettacolo, per poi rientrare; decisamente sicuri che anche questa volta, ne è valsa la pena.
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Officina del Buon Cammino - 01 Colle Impiso - Gaudolino

12/4/2016

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Riprende il programma escursionistico con le date dei mesi di Dicembre e Gennaio con un'escursione classica nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.ù
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Dal Belgio, chi per adozione chi di origine, sono oggi alla scoperta dell'area protetta più grande d'Italia.
Tra panorami calabri e lucani, giungiamo percorrendo uno dei sentieri più frequentati del Parco, a Piano Gaudolino e a Monte Pollino che si è presentato a noi così, con i fantastici pini loricati tra la nebbia e la neve, affascinando anche oggi i nostri ospiti soddisfatti.
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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