"Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per cosi dire morto; i suoi occhi sono spenti".
Albert Einstein
Si, completamente sgombra di nuvole meno l'area in cui si sviluppa l'itinerario scelto per la nostra escursione. Bianche nubi scorrono sui monti dell'Orsomarso, tra i territori dell'omonimo comune, Mormanno e Morano Calabro.
Ci incamminiamo comunque; convinti che anche così ne varrà la pena.
Superiamo, Fonte La Pietra, e risalendo il tracciato giungiamo alla sella che ci permette di raggiungere il Casotto di Conte Orlando presso la località chiamata "Falaschere", vero punto di partenza dell'itinerario di oggi. Questo pianoro è sempre caratteristico, seppur non molto esteso; sarà per la sua conformazione, per il casotto o per altro che ancora non mi è dato focalizzare.
Ci guardiamo attorno sperando che il cielo magari da un momento all'altro possa aprirsi lasciando passare la luce del sole, e dopo un cenno d'intesa ci avviamo.
Superiamo il primo tratto del percorso osservando alcuni begli esemplari di faggio, alcuni dei quali in particolare, addobbati con grandi fusti di vitalba; ma è un acero che attira la nostra attenzione, tanto da dedicargli del tempo per fotografare i bellissimi motivi del suo fusto, privo dello strato più esterno della corteccia, con colori dal rosa all'arancione a cui nemmeno le foto possono rendergli merito (almeno non le mie).
Dedicato il tempo necessario per qualche altro scatto, proseguiamo raggiungendo Piano Cambio, ampia conca pianeggiante che per breve troviamo completamente illuminata dal sole. Si comprende molto bene il momento in cui si trova la natura: assopita ma sempre presente e viva. Gli alberi stanno ormai riposando, ma il verde dell'erba non scompare come a ricordare che tutto è ancora pieno d'energia.
Riprendiamo il tracciato rientrando in faggeta, e seguendo il sentiero, saliamo lungo il Canale Deo Gratias quando finalmente, una delle nostre speranze diventa realtà: incrociamo prima una coppia di caprioli, che rapidamente dopo averci subito notato, fuggono in salita lungo il pendio lasciandosi solo intravedere; e poco più avanti un altro esemplare si fa adocchiare per sparire altrettanto rapidamente dalla nostra vista. Nonostante tutto, sono sempre emozioni uniche e non riproducibili in altre circostanze.
Raggiungiamo meno affaticati la sella, e iniziamo la risalita verso dal crinale sud del Palanuda. In poco tempo siamo quasi alla vetta, mentre le nuvole a volte lentamente, a volte più rapide, ci passano addosso proseguendo il loro cammino verso Campotenese. Arriviamo alla cima con i panorami intorno a noi che cambiamo continuamente, coperti dallo strato nuvoloso che si apre e richiude come fosse un sipario di un teatro.
Ci sistemiamo, e recuperiamo le energie con il nostro pranzo godereccio, accompagnato da un bel thè caldo, che viste le temperature e il vento freddo, diviene un ottimo rimedio.
Attendiamo un pò prima di decidere di rientrare godendoci, nonostante il clima, la calma e la serenità di quel luogo, a vedetta tra il Massiccio dell'Orsomarso e il piano di Campotenese alle pendici del Massiccio del Pollino che di tanto in tanto compare tra le nuvole all'orizzonte.
Riprendiamo la discesa procedendo speditamente, fino a quando, mi viene fatto un altro regalo: trovo a terra uno splendido palco di capriolo che colgo rapidamente festeggiando per il raro ritrovamento. Lo mostro soddisfatto, e dopo averlo osservato per un pò, riprendiamo il passo.
Arrivati però all'altezza di Piano Cambio, decidiamo di allungarci verso i successivi pianori minori per trovare un buon punto d'osservazione. Anche questa volta siamo fortunati, e dopo poco riusciamo ad affacciarci sulla meravigliosa e selvaggia valle dell'Argentino.
Vediamo il solco del fiume discendere fin dalle pendici di Cozzo del Pellegrino, e alla nostra sinistra la meravigliosa parete dei Crivi di Mangiacaniglia illuminata dai pochi raggi del sole che filtrano dalle nuvole, con i pini loricati incastonati su di essa.
Diversi minuti dedicati ad osservare lo spettacolo, per poi rientrare; decisamente sicuri che anche questa volta, ne è valsa la pena.