Alla Scoperta del Pollino
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Il vento come compagno

10/31/2016

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"La forza sfrenata del vento sferza il mare e travolge grosse navi e disperde le nuvole, e talvolta, percorrendo con rapinoso turbine i campi, grandi alberi vi abbatte e sparge, e contro le vette dei monti si avventa con raffiche che schiantano le selve: tanto infuria con fremito violento e imperversa con minaccioso rombo il vento. Esistono dunque, senza dubbio, invisibili corpi di vento, che spazzano il mare e le terre e alfine le nuvole in cielo e, con subitaneo turbine avventandosi, le trascinano via; e scorrono e spargono strage, non altrimenti che quando la molle natura dell'acqua si rovescia d'improvviso con corso straripante".
Tito Lucrezio Caro, "De rerum natura" (Sulla natura delle cose)

C​on il cielo azzurro e nemmeno una nuvola all'orizzonte, la giornata sembra essere a noi favorevole per l'itinerario scelto: una visita all'Acereta di Alessandria del Carretto.
Appena scendiamo dall'auto però, questa speranza viene disattesa da un forte e freddo vento che inizia a sferzarci addosso. Da subito iniziamo a pensare che questo vento sarà nostro "fedele" compagno per tutta la giornata.

Il bosco di aceri del Monte Sparviere, altura sul quale si sviluppa, è un qualcosa di unico dal punto di vista naturalistico, più in particolare da quello botanico e forestale. In questo sito infatti troviamo tutte e sei le specie di aceri presenti in Italia: acero riccio (Acer platanoides L.), acero di monte (Acer pseudoplatanus L.), acero opalo (Acer opalus Mill.), acero campestre (Acer campestre L.), acero minore (Acer monspessolanum L.), e il più raro acero di Lobelii (Acer lobelii Ten.); in più i colori che in autunno compaiono in un bosco simile sono uno scenario da non perdere che ci spinge a proseguire per questa meta.

Partiamo lungo l'itinerario che si sviluppa intorno allo Sparviere, inizialmente caratterizzato dai rimboschimenti di conifere, e dalla prima fontana che si raggiunge rapidamente. Successivamente iniziano a comparire i primi aceri, nel primo tratto di un bel tono giallo illuminato dal sole che permette di cogliere scorci interessanti, ma dopo qualche centinaio di metri è a noi evidente che la colorazione delle loro foglie non è ancora con i classici toni autunnali, e anzi, molte di queste sono già cadute quasi sicuramente per colpa del forte vento degli ultimi giorni. Arriviamo agevolmente così nei pressi della Chiesetta della Madonna dello Sparviere.

Dopo una breve pausa per valutare tra l'altro il da farsi, si riparte seguendo il tracciato principale e incontrate le altre fontane disseminate lungo il percorso, superiamo il Fosso della Lupara a 1.353 m e il rifugio di Sciortiglie a 1.280 m da cui decidiamo di risalire verso la vetta di Monte Sparviere.
Risaliamo così a mezzacosta ritornando sulle nostre tracce e dopo aver superato la Fonte di Piano Sambuco, prendiamo il sentiero che sale dalla seguente Fonte Alta di Piano di Sambuco verso la vetta. Di qui incrociamo l'ennesima fonte, "Scifi ì petre", per poi incrociare il sentiero principale che porta al Rifugio di Monte Sparviere, una piccola struttura in pietra, utile e spartano riparo per gli escursionisti.

Di qui il forte vento aumenta ulteriormente e dopo un allungo verso lo specchio d'acqua di Lagoforano sempre meritevole di visita, iniziamo la risalita verso la vetta. Raggiunta, possiamo godere di uno straordinario panorama verso tutta l'area intorno, ma in particolar modo verso il Mar Ionio, dal Metapontino al Golfo di Sibari fino a Rossano.
Qui è tale la forza del vento che non possiamo però permanere per molto e, rapidamente, iniziamo la discesa anche in cerca di protezione dalle forti folate, immergendoci nuovamente in un fitto rimboschimento di conifere. Percorriamo così la cresta Est dello Sparviere discendendo verso il luogo in cui è rimasta l'auto. 

Arrivati a destinazione e tolto lo zaino dalle spalle, dando un'ultima occhiata al bosco intorno è sempre al vento che spetta l'ultima parola: così come ci ha accolto al mattino, è lui a spingerci verso casa dopo l'ennesimo impetuoso saluto.
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Le Guide Ufficiali del Parco per "Calàbbria Teatro Festival"

10/16/2016

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Anche quest'anno si è svolto a Castrovillari, il "Calàbbria Teatro Festival": manifestazione culturale ormai consolidata, giunta alla VI edizione, organizzato dall'Associazione Culturale Khoreia 2000, con la direzione artistica di Rosy Parrotta.
Con l'evento finale di questa sera, che avrà inizio alle 18.30 presso il Protoconvento Francescano, si concluderà il Festival che quest'anno ha avuto come tema un argomento tanto importante quanto complesso: l'immigrazione visto come fenomeno di massa dei nostri tempi; ma anche il nostro essere migrante, visto come la ricerca continua di "uno spazio" che ci permetta di vivere in condizioni migliori.

Nell'ambito di questo appuntamento, svoltosi dal 10 al 16 ottobre, oltre che godere di diversi spettacoli e manifestazioni culturali in diversi ambiti artistici (mostre, laboratori, ecc) sono state organizzate per gli ospiti e per i visitatori, visite guidate ed escursioni nel Parco Nazionale del Pollino, coordinate da noi Guide Ufficiali, grazie al patrocinio dell'Ente Parco.

Le tre date programmate hanno permesso agli ospiti di poter visitare: il paese arbereshe di Civita, Bandiera Arancione ed elencato tra i borghi più Belli d'Italia (guida di riferimento Andrea Vacchiano); il centro storico di Castrovillari, paese mai sottomesso alla diverse dominazioni, ricco di storia e cultura (Guida di riferimento Gaetano Sangineti); il suggestivo Colle di Gaudolino, percorrendo uno degli itinerari escursionistici nel cuore del Parco Nazionale (Guida di riferimento Francesco Sallorenzo).

Si concluderà questa sera, attraverso uno stand informativo, un'importante collaborazione, tra gli organizzatori dell'evento e le Guide Ufficiali del Parco, rendendo ancor più valido un programma già ricco di esperienze, che garantisce anche la fruizione e la scoperta dei nostri territori con un accompagnamento valido ma soprattutto professionale.
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La vetta sullo Ionio

10/15/2016

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"C'è solo un tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera"
​H.D. Thoreahu

Una nuova giornata per camminare.
​Appuntamento alle 8.00 e si parte verso Monte Sellaro, meta predestinata della giornata. Solita lunga strada da percorrere in auto, e una volta arrivati dopo aver sgranchito le gambe e visitato la cappella dove è situata l'effige della Madonna delle Armi ritrovata nel 1450, nel più ampio e splendido Santuario, ci apprestiamo ad avviarci verso la cima.

Imbocchiamo subito il sentiero e immediatamente abbiamo il primo interessante incontro. Posizionato esattamente lungo il nostro percorso appare un bell'esemplare di saettone occhirossi (Zamenis lineatus), snello e dalla colorazione verde chiara. Dopo essersi fatto ritrarre in alcuni scatti, si sposta tranquillo verso un arbusto di biancospino scalandolo senza problemi, e permettendoci ancora di immortalarlo in un paio di pose piuttosto interessanti.

Soddisfatti e cercando di non infastidire l'animale più del dovuto, proseguiamo attraversando i rimboschimenti di pini e cipressi, per poi superare la macchia mediterranea costituita prevalentemente da bassi alberi di leccio ed arrivare alla sella tra la cima del Monte Sellaro e Monte Panno Bianco, dove forte è il vento che soffia, come se fosse la bocca stessa della montagna a sbuffarci contro. 

Una volta lì, inizia la risalita verso la vetta posta a 1.439 m s.l.m. lungo un tracciato roccioso che permette di ammirare bene il colore chiaro delle rocce del Sellaro e del comprensorio, segnate dal tempo e dalla pioggia. Man mano che si sale lo spazio su cui posare gli occhi si apre sempre più sul Golfo e sulla Piana di Sibari.

In vetta già ad attendermi un amico, con il passo più svelto, e con cui condividere il pasto frugale delle escursioni di mezza giornata, il panorama, il sole, il vento e le chiacchiere. Mentre scattiamo alcune foto dalla vetta, scostando una pietra ecco apparire un gruppetto di coccinelle che consapevoli dell'inverno che sta arrivando, iniziano a riunirsi per superarlo insieme. 

Dopo un pò il silenzio ci fa da compagno, tanti sono i pensieri che vengono ispirati dalle vette, e qui mi perdo ad osservare da un lato il mar Ionio e dall'altro la maestosità delle Timpe e delle Serre distanti chilometri da noi, ma che raccontano di stravolgimenti geologici solo immaginabili.

Sistemato lo zaino, si riscende verso il Santuario seguendo lo stesso itinerario. Durante la discesa si chiacchiera del nostro modo di essere, di quello che intendiamo fare, di quello che siamo, e una frase pronunciata tra un discorso e l'altro, rimane incisa nella mia mente, una frase di cui migliori non potevo trovarne: "Noi cresciamo poco per volta, come i pini loricati". 

Se il risultato sarà anche lontanamente simile, ben venga.
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Il rito del "ritorno".

10/9/2016

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"La pratica della transumanza, in Calabria, ha costituito una delle forme più antiche, e di più lunga durata, di economia naturale".
Da La transumanza in Calabria di Piero Bevilacqua

Quest'oggi si parte in mattinata relativamente presto, per poter percorrere tra amici, l'itinerario programmato per mantenersi nei giusti tempi. Ben presto la nostra idea iniziale viene per forza di cose modificata e allora, si pensa addirittura di rientrare visto il tempo inclemente che non sembra migliorare nell'area che ci eravamo preposti di raggiungere.

Rientrando ormai sconfortati, sperando fino alla fine in un cambio metereologico repetino che non arriva, ecco ritrovarci di fronte ad una scena tanto conosciuta quanto spesso considerata scontata. Quello che può essere considerato un "rito" vero e proprio che si sussegue da secoli, un evento tanto semplice quanto ricco di tradizioni e storia: il rientro verso valle delle mandrie di bovini dopo il periodo estivo passato al pascolo nei pregiati prati del Pollino. Tutto reso ancor più particolare dalla presenza della razza tipica dei nostri territori, la Podolica, una razza rustica e resistente dal manto prevalentemente grigio, e dall'origine controversa e molto interessante. Utilizzata oggi, e da tempo, per la produzione di latte, derivati e carni; valorizzati ed elaborati dalla moderna gastronomia, e che fanno parte a pieno titolo di quelle produzioni locali che incrementano le attrazioni di un territorio ricco non solo di bellezze naturalistiche.

Dopo aver scattato qualche foto e aver osservato con curiosità questo passaggio, ci avviamo di nuovo verso il rientro, ma lungo il tragitto osservando un leggero miglioramento più a valle, sfruttiamo l'occasione per fare almeno una passeggiata nella faggeta che sta iniziando a colorarsi.
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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