"C'è solo un tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera"
H.D. Thoreahu
Appuntamento alle 8.00 e si parte verso Monte Sellaro, meta predestinata della giornata. Solita lunga strada da percorrere in auto, e una volta arrivati dopo aver sgranchito le gambe e visitato la cappella dove è situata l'effige della Madonna delle Armi ritrovata nel 1450, nel più ampio e splendido Santuario, ci apprestiamo ad avviarci verso la cima.
Imbocchiamo subito il sentiero e immediatamente abbiamo il primo interessante incontro. Posizionato esattamente lungo il nostro percorso appare un bell'esemplare di saettone occhirossi (Zamenis lineatus), snello e dalla colorazione verde chiara. Dopo essersi fatto ritrarre in alcuni scatti, si sposta tranquillo verso un arbusto di biancospino scalandolo senza problemi, e permettendoci ancora di immortalarlo in un paio di pose piuttosto interessanti.
Soddisfatti e cercando di non infastidire l'animale più del dovuto, proseguiamo attraversando i rimboschimenti di pini e cipressi, per poi superare la macchia mediterranea costituita prevalentemente da bassi alberi di leccio ed arrivare alla sella tra la cima del Monte Sellaro e Monte Panno Bianco, dove forte è il vento che soffia, come se fosse la bocca stessa della montagna a sbuffarci contro.
Una volta lì, inizia la risalita verso la vetta posta a 1.439 m s.l.m. lungo un tracciato roccioso che permette di ammirare bene il colore chiaro delle rocce del Sellaro e del comprensorio, segnate dal tempo e dalla pioggia. Man mano che si sale lo spazio su cui posare gli occhi si apre sempre più sul Golfo e sulla Piana di Sibari.
In vetta già ad attendermi un amico, con il passo più svelto, e con cui condividere il pasto frugale delle escursioni di mezza giornata, il panorama, il sole, il vento e le chiacchiere. Mentre scattiamo alcune foto dalla vetta, scostando una pietra ecco apparire un gruppetto di coccinelle che consapevoli dell'inverno che sta arrivando, iniziano a riunirsi per superarlo insieme.
Dopo un pò il silenzio ci fa da compagno, tanti sono i pensieri che vengono ispirati dalle vette, e qui mi perdo ad osservare da un lato il mar Ionio e dall'altro la maestosità delle Timpe e delle Serre distanti chilometri da noi, ma che raccontano di stravolgimenti geologici solo immaginabili.
Sistemato lo zaino, si riscende verso il Santuario seguendo lo stesso itinerario. Durante la discesa si chiacchiera del nostro modo di essere, di quello che intendiamo fare, di quello che siamo, e una frase pronunciata tra un discorso e l'altro, rimane incisa nella mia mente, una frase di cui migliori non potevo trovarne: "Noi cresciamo poco per volta, come i pini loricati".
Se il risultato sarà anche lontanamente simile, ben venga.