Alla Scoperta del Pollino
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Serra Crispo dalle Gole di Jannace

10/16/2022

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Una domenica tra amici lungo uno degli itinerari più belli del "Cuore del Parco". 

La risalita delle Gole di Jannace, con i ponti in legno da poco ripristinati dai lavori di manutenzione sentieristica che hanno interessato questo percorso, fino alla cima dimora dei tanti loricati monumentali di Serra Crispo.

L'ambiente ancora verde della partenza che man mano lascia spazio ai colori dell'autunno lascia a bocca aperta, così come piacevoli e molto suggestivi sono i passaggi con i ponticelli e le passerelle in legno, in tutto rispettivamente 10 e 2 lungo il percorso di sola andata. 

L'acqua ancora non eccessiva del corso d'acqua lascia superare agevolmente tutti i passaggi e quando raggiungiamo Fosso Jannace, decidiamo di andare oltre e raggiungere le Gole. Lì il percorso segue una traccia non molto evidente, che una volta aggirate le Gole, tra abeti e faggi di età considerevole, lascia risalire verso il Piano di Jannace, prima di proseguire lungo il SI fino alla riadeguata fontana di Pitt'à curc', che superiamo svoltando poi direttamente verso la cima di Serra Crispo. 
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Il panorama di autunno, quasi alla fine dell'intensità dei colori più accesi è incredibile. Questa volta abbiamo mancato di poco il picco avvenuto qualche giorno prima. Difatti rispetto ai due anni precedenti è in anticipo di ben 10 giorni circa. Ci sarà l'anno prossimo per rifarsi, d'altronde lo spettacolo è comunque stupendo. Ci "accontentiamo". 

Godiamo della vista panoramica dalla cima di Serra Crispo (2.053 m) per poi pranzare e rientrare ricoprendo quasi integralmente i nostri passi lungo lo stesso itinerario.

Alla prossima e buon cammino!
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Nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

9/10/2022

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"Che cos'è fata, che tu mi chiami fata? E tu sei fatto come io sono".
Guerrino detto il Meschino, Libro V Cap. 145 di Andrea da Barberino

La sera prima dell'escursione, durante il viaggio di arrivo, siamo accolti dal Massiccio del Redentore e dall'estesa Piana di Castelluccio. Diretti verso il nostro camping, proprio al confine tra le due Regioni, si concretizzerà l'immagine che per me sarà quella simbolicamente più densa di significato di questo sopralluogo: proprio al fianco dei segnali stradali che indicano il passaggio di confine, vi è una pecora che ha evidentemente da poco partorito, intenta a recuperare le energie brucando l'erba intorno a sé; di fianco a lei, uno a sinistra e uno a destra, ecco sbucare i due agnellini appena nati; alla mia mente, mentre osservo quell'immagine così straordinariamente casuale, viene immediatamente spontaneo associare i due giovani animali ai due nomi scritti poco più in là. Diventano così, Umbria e Marche. E' una scena che credo rimarrà indelebile nella mia memoria.
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La sveglia del mattino, avviene con la pioggia che picchietta il nostro copri-tenda, e il dubbio della validità della giornata, attentamente valutata sui vari meteo, si insinua. Fortunatamente tra il tempo impiegato per fare colazione e quello di avvicinamento, le nuvole decidono di passare di tanto in tanto sulle nostre teste, senza nessun goccia.

Arriviamo a Forca di Presta, e partiamo alle 8.45 seguendo l'itinerario E15 per Monte Vettore, Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Percorso decisamente differente rispetto a quelli a cui sono abituato: senza nessun tratto all'ombra per tutta la durata dell'itinerario; di fronte a noi la cresta che risale verso il Redentore e praterie d'alta quota insieme al vento che, anche con raffiche molto forti, ci farà compagnia per tutta la giornata. Ed onestamente, visto quanto detto poco su, a conti fatti, non so ancora se sia stato meglio che non l'aver avuto una giornata priva di questo elemento!

Si sale con costanza, e sempre più impressionante è l'estensione dell'Altopiano di Castelluccio, che ad ovest si apre man mano che si sale di quota. La vista diventa ancor più suggestiva all'altezza della Valle Santa, un canale che discende nettamente verso valle proprio in direzione dell'Altopiano.

Giungiamo a poca distanza dal Vettoretto (2.052 m), su cui passerò durante il tratto di ritorno per la mia curiosità di panorami, e in lontananza compare il Bivacco Tito Zilioli (Tito Zilioli), ricostruito dopo il terremoto del 2.016 a disposizione degli escursionisti con una parte sempre aperta, ed una utilizzabile tramite prenotazione, per potersi rifugiare nelle emergenze o per poter pernottare al meglio in quota. Si vede benissimo anche il percorso che conduce al bivacco, un punto marcatamente più acclive è stato adeguato con una scalinata dotata di grandi pali in legno. Percorriamo questo tratto che ci separa dalla struttura e una volta arrivati uno snack è necessario, e la foto è di rito.

Saliamo poco sopra il Bivacco riprendendo il cammino, e il nostro sguardo si amplia sul Vettore verso Nord Est, mentre a Nord Ovest sulle pareti est di Cima del Lago (2.442 m), Redentore (2.448 m) e Pizzo del Diavolo (2.410 m): uno spettacolo puro della natura; alla loro base è localizzato il Lago di Pilato, tappa del nostro percorso di rientro.
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Qualche passo più avanti verso la risalita e ancora stupende sorprese: la stella alpina dell'Appennino (Leontopodium nivale), la genzianella di Colonna (Gentianella columnae) specie presente anche nel territorio del Pollino, e poco più giù il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) in veste autunnale con ancora qualche frutto!
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Ci spingiamo verso la cima e più saliamo più le raffiche di vento aumentano, ma non tanto da impedire la risalita. Io, Marco, Ilaria e Micaela siamo ben decisi ad arrivare sulla vetta, tant'è che dopo qualche altra breve pausa, verso le 12.00, raggiungiamo la cima del Monte Vettore, la più alta del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con i suoi 2.476 m, e tutti lì a prendere in faccia il forte vento da nord ovest, ma a gustare il panorama dal Mar Adriatico fino al Massiccio del Gran Sasso con il Corno Grande, passando per tutto l'intorno. Foto anche qui di rito e si riscende dopo una breve pausa.
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Arrivati verso i 2.250 m di quota ci dirigiamo verso la località "Le Roccette", dove si trova il passaggio per il Lago di Pilato. Mentre scendiamo ci troviamo davanti le maestose pareti est del Redentore e delle cime a lui prossime, con l'evidente circo glaciale a rendere lo scenario imparagonabile: quasi ad ogni passo di avvicinamento c'è uno sguardo di riverenza nei confronti di questi bastioni rocciosi.

Ci inoltriamo sempre più, e appena svoltato a destra e raggiunto un punto dove è visibile il Lago ci fermiamo. Effettivamente, nell'unico lago naturale delle Marche, non c'è praticamente più acqua, se non una pochissima quantità nella conca più lontana rispetto alla nostra posizione. Nonostante tutto, rimane uno spettacolo. Ci fermiamo lì, in questo luogo simbolo del Parco, tra foto e semplice contemplazione per diverso tempo, e poi quasi con dispiacere decidiamo sia giunta l'ora di tornare e dare le spalle a questo scenario.

Ritorniamo sui nostri passi fino al Rifugio Zilioli, dove alle 14.00 pranziamo, prima di intraprendere la discesa sempre panoramica. Ormai rispetto alla mattina non c'è quasi più nessuno, tutti sono corsi su e poi sono ritornati alle auto; la cosa non mi dispiace affatto.
Quasi arrivati alla fine del percorso, questa terra decide di regalare a noi "stranieri" un altro momento magico, una scena antica: un gregge di pecore ci attraversa la strada con calma, quasi come se non fossimo lì presenti; il cielo si apre e il sole illumina gli animali seguiti dai cani e dal pastore che li accompagnano verso il termine della loro giornata.
Per me il cerchio si è chiuso, dopo gli agnelli incontrati il giorni prima, i Monti Sibillini ci salutano così.

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La Grotta dell'Angelo di Orsomarso

5/5/2022

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“Seppellitemi nella nuda terra, perché i migranti possano riposarvi, in quanto anch’io fui migrante (xénos, “ξενος”) per tutti i giorni della mia vita”
S. Nilo

Uno dei siti che non possono mancare a chi conosce sempre più approfonditamente il Parco Nazionale del Pollino, è sicuramente questa importante grotta situata sulla parete rocciosa della Timpa Simara nel Comune di Orsomarso (CS). Ho avuto finalmente l'occasione di poterla raggiungere ammirando gli stupendi panorami, e raggiungendo luoghi dall'elevata spiritualità.

Questa cavità, registrata con il codice Cb178, è nota da tempi antichissimi, quando durante l'arrivo dei monaci dall'Oriente, anche questa dovette essere scelta per eremiti e asceti. Dopo un percorso nella macchia mediterranea ancora destinata al pascolo delle greggi, si intraprende un ultimo tratto molto ripido (sconsigliato ai meno esperti o a chi soffre di vertigini). Qui, utilizzando come appoggio alcuni cavi di acciaio per poter discendere e risalire, si raggiungono le mura di quello che era il riparo incastonato nella roccia, circondati da uno scenario unico.

Secondo molti studiosi, fu proprio qui che San Nilo da Rossano, nella sua esperienza giovanile e prima di allontanarsi definitivamente dai luoghi del Merkurion, si ritirò per poter pregare e meditare lontano dagli agi e dal resto della civiltà che di tanto in tanto raggiungeva. 

E' quasi certo a mio parere, che il passaggio che oggi si compie per raggiungere la grotta, non era quello antico: troppo ripido e pericoloso. Probabilmente il santo, e gli altri che allora raggiungevano questa località, risaliva dalla vallata del Fiume Porta La Terra per poi procedere fino alla sua "dimora" dal basso. 

Di notevole valenza sono gli affreschi, sempre più sbiaditi purtroppo, che coprono una delle pareti. Sono sempre più difficili da decifrare, ma rappresenterebbero: Annunciazione di Maria, Deposizione di Gesù dalla Croce e San Michele. Quest'ultimo elemento ricollegherebbe alle ipotesi per cui l'uso della grotta fosse destinato, anche prima dell'arrivo di San Nilo, al culto micaelico che si diffuse proprio in questi territori alla metà del VII secolo.

San Nilo non fu certamente l'unico uomo di grande fede che la cavità vide, infatti questa grotta "Fu certamente nota ai Santi che si recavano ai monasteri mercuriensi: oltre a Cristoforo, Macario e Saba, Leoluca di Corleone, Vitale di Castronuovo, Fantino, Giovanni, Zaccaria, Nicodemo di Ciro, Luca di Demenna e i discepoli di Nilo, i beati Stefano. Giorgio e Proclo" da “San Nilo di Rossano al Mercurio” di Orazio Campagna.

Un luogo straordinario che già al primo sguardo, riesce bene a far capire il perché fosse stato scelto come luogo di meditazione e preghiera.
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Trekking Basilicata Coast to Coast

9/13/2021

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Con Ivytour e Viaggiare nel Pollino e Basilicata

Tre giorni insieme in cammino per la prima parte di traversata della Basilicata. Insieme a "Viaggiare nel Pollino e in Basilicata" e "Ivy Tour Basilicata" con un gruppo di grandi camminatori, per la maggior parte provenienti dai Comuni del circondario del Lago di Garda, coordinato da Vanessa Ponziani che tappa dopo tappa ha ammirato i meravigliosi cambi di panorama della Basilicata.

Da Policoro abbiamo raggiunto Anglona, con la magnifica Basilica Minore di Santa Maria Regina di Anglona, unico edificio rimasto dell'antico abitato dell'omonimo centro. Attraversando ricchi campi e frutteti siamo così giunti alla prima tappa: Tursi, con la sua particolarissima area di origine araba denominata Rabatana. Il giorno dopo, abbiamo oltrepassato invece uno degli elementi che caratterizza come pochi altri l'intera Regione, i Calanchi, in particolare quelli di Aliano in un paesaggio davvero lunare; raggiungendo così il piccolo paese che ha ospitato Carlo Levi: Aliano. Pernottato lì il giorno dopo abbiamo ripreso il cammino visitato la tomba di Levi, e proseguito il percorso risalendo sempre più in quota e concludendo a Gallicchio, patria del Capovaccaio, e comune del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano, Val D'Agri e Lagonegrese.

Questo è solo l'inizio che vedrà il gruppo raggiungere Maratea e concludere giungendo al Tirreno dal mar Ionio.

Buon Cammino!
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Passo dopo Passo - Proposta di itinerari II

6/26/2020

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Codice Sentiero 615 - Gole del Rosa

L'itinerario proposto è un percorso che si sviluppa lungo il Fiume Rosa. Con i suoi 19 Km è un affluente del Fiume Esaro, che a sua volta si getta nel più famoso Crati. Attraversa un'area naturalisticamente e storicamente molto interessante e ricca di biodiversità.
Parte da poche centinaia di metri più in basso rispetto al Santuario della Madonna del Pettoruto (543 m), fino a risalire le Gole del Rosa, arrivando al Varco del Palombaro (1.002 m), snodo molto importante del territorio.
Sconsiglio fortemente questo percorso però a chi non abbia un buon allenamento e una buona capacità di orientamento e di esperienza in montagna. Il percorso è praticamente privo di segnaletica, salvo qualche segnavia davvero rado per lo più nel tratto iniziale. Dunque valutate bene prima di procedere senza alcun ausilio di una guida.
E' sempre bene poi ricordare, che l'intero territorio attraversato, fa parte di un area protetta e si deve ridurre al minimo l'impatto alla fauna selvatica (tra le tante: evitiamo schiamazzi e di portare con noi il cane senza guinzaglio), e ai danni alla vegetazione (non strappiamo fiori e facciamo attenzione a dove mettiamo i piedi). Rispettare questi luoghi è più che necessario.

Lasciata l'auto a poche centinaia di metri dopo l'arco votivo posto sotto il Santuario, in prossimità di una sterrata sulla destra, si può iniziare il percorso. 
Il primo tratto segue la larga strada costeggiando abbastanza lontano il corso del fiume Rosa, e rimanendo sotto le imponenti pareti di roccia che si presentano sul lato e di fronte a noi. Pian piano ci avviciniamo fino ad arrivare a guadare il fiume (se la corrente e il livello lo concedono), oppure facendo attenzione a destra vi è una pista che permette di raggiungere un ponticello in legno utile all'attraversamento e alla continuazione del percorso. 
Dopo quasi 1,5 Km in cui si rimane piuttosto alti rispetto al letto del fiume, si scende e si raggiunge il suo fianco in un'area finalmente fresca rispetto a questo primo tratto. 
Lo spettacolo del fiume qui, si ammira molto meglio e gli scatti da poter realizzare sono tanti. Si segue senza problemi la traccia del sentiero fino a quando, anche dopo qualche guado, superando l'ingresso da sinistra del Savuco nel corso principale del Rosa, l'acqua scompare interrandosi, creando una situazione davvero particolare: mentre fino a poco prima lo scorrere del torrente ci ha accompagnato con il suo suono, ora cade di colpo il silenzio e ci si ritrova a camminare sul letto del fiume, ammirando le pareti che lo delimitano e la sua vegetazione quasi preoccupati di disturbare con il nostro passaggio.
L'itinerario diventa da qui più complesso tecnicamente: passaggi su pietre di diverse dimensioni, attraversamenti da un lato all'altro per ritrovarsi sulla giusta sponda e qualche passaggio a volte esposto e a volte con una salita più marcata, richiedono maggiore attenzione. Ma lo sforzo viene ricompensato dalle meraviglie create sulle rocce dallo scorrere del fiume, oltre che da esemplari veramente interessanti di leccio. 
Continuando la salita, si raggiunge un tratto in cui la sponda destra del fiume ha subito un crollo, che porta a compiere uno zig-zag del sentiero, per poter risalire il versante e superarla dall'alto, giungendo, al termine di una curva a sinistra, in piena faggeta, con un'altra sorpresa: la ricomparsa dell'acqua sul letto del fiume! Davvero emozionante.

Siamo quasi al 4° Km di percorrenza, e raggiungiamo una nuova biforcazione. Qui si deve fare molta attenzione nel non sbagliare: infatti non si deve mantenere la sinistra, dove è presente l'acqua che proviene dal Pellegrino questa volta, ma si prende il corso a destra che per la seconda volta è asciutto, e si prosegue. 
Poco più avanti di tanto in tanto l'acqua ritorna a tratti creando piccole pozze, canali, aree acquitrinose, e si deve far attenzione nuovamente a non perdere l'itinerario corretto non inoltrandosi in avvallamenti e canali che non siano quello principale. La zona in cui ci troviamo è chiamata "Capi di Rosa", e qui molti altri canali defluiscono andando ad alimentare appunto il Fiume Rosa; inoltre siamo prossimi alla nostra meta, mentre ormai è la faggeta a farla da padrona.
Una volta mantenuto tale percorso si raggiunge lo snodo tanto famoso di Varco del Palombaro: luogo che permette di raggiungere Buonvicino, Sant'Agata di Esaro e la stessa San Sosti, oltre che, per chi ha un buon passo, località escursionistiche di tutto rispetto come Pietra Portusata, Tavola del Brigante, Campicello, il Campo e Sasso dei Greci. Per non parlare del panorama che si ottiene osservando il gruppo della Montea, che alta e fiera osserva dai suoi 1.825 m con il suo anfiteatro, buona parte della Valle del Rosa. Varco del Palombaro è stata di recente sottoposta al taglio, e non voglio dilungarmi su questo avvenimento, se non dicendo che probabilmente questo era uno di quegli interventi da evitare.
 
Siamo comunque giunti, dopo circa 7 Km a destinazione, e per questa volta proseguirò il rientro per lo stesso itinerario. Spero presto di poter fornire qualche altra opzione per compiere un largo anello!

Alla prossima con Alla Scoperta del Pollino sempre Passo dopo Passo.
Contattami qui se vuoi segnalarmi qualcosa, o per altre informazioni o per poter essere accompagnati in questi luoghi e conoscerne molto meglio le leggende, la natura e la storia. Oppure se hai avuto modo di compiere questo percorso commenta con la tua esperienza personale o le tue impressioni! 
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Scrivimi per organizzare la tua escursione!
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
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