“Seppellitemi nella nuda terra, perché i migranti possano riposarvi, in quanto anch’io fui migrante (xénos, “ξενος”) per tutti i giorni della mia vita”
S. Nilo
Questa cavità, registrata con il codice Cb178, è nota da tempi antichissimi, quando durante l'arrivo dei monaci dall'Oriente, anche questa dovette essere scelta per eremiti e asceti. Dopo un percorso nella macchia mediterranea ancora destinata al pascolo delle greggi, si intraprende un ultimo tratto molto ripido (sconsigliato ai meno esperti o a chi soffre di vertigini). Qui, utilizzando come appoggio alcuni cavi di acciaio per poter discendere e risalire, si raggiungono le mura di quello che era il riparo incastonato nella roccia, circondati da uno scenario unico.
Secondo molti studiosi, fu proprio qui che San Nilo da Rossano, nella sua esperienza giovanile e prima di allontanarsi definitivamente dai luoghi del Merkurion, si ritirò per poter pregare e meditare lontano dagli agi e dal resto della civiltà che di tanto in tanto raggiungeva.
E' quasi certo a mio parere, che il passaggio che oggi si compie per raggiungere la grotta, non era quello antico: troppo ripido e pericoloso. Probabilmente il santo, e gli altri che allora raggiungevano questa località, risaliva dalla vallata del Fiume Porta La Terra per poi procedere fino alla sua "dimora" dal basso.
Di notevole valenza sono gli affreschi, sempre più sbiaditi purtroppo, che coprono una delle pareti. Sono sempre più difficili da decifrare, ma rappresenterebbero: Annunciazione di Maria, Deposizione di Gesù dalla Croce e San Michele. Quest'ultimo elemento ricollegherebbe alle ipotesi per cui l'uso della grotta fosse destinato, anche prima dell'arrivo di San Nilo, al culto micaelico che si diffuse proprio in questi territori alla metà del VII secolo.
San Nilo non fu certamente l'unico uomo di grande fede che la cavità vide, infatti questa grotta "Fu certamente nota ai Santi che si recavano ai monasteri mercuriensi: oltre a Cristoforo, Macario e Saba, Leoluca di Corleone, Vitale di Castronuovo, Fantino, Giovanni, Zaccaria, Nicodemo di Ciro, Luca di Demenna e i discepoli di Nilo, i beati Stefano. Giorgio e Proclo" da “San Nilo di Rossano al Mercurio” di Orazio Campagna.
Un luogo straordinario che già al primo sguardo, riesce bene a far capire il perché fosse stato scelto come luogo di meditazione e preghiera.