Alla Scoperta del Pollino
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Nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

9/10/2022

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"Che cos'è fata, che tu mi chiami fata? E tu sei fatto come io sono".
Guerrino detto il Meschino, Libro V Cap. 145 di Andrea da Barberino

La sera prima dell'escursione, durante il viaggio di arrivo, siamo accolti dal Massiccio del Redentore e dall'estesa Piana di Castelluccio. Diretti verso il nostro camping, proprio al confine tra le due Regioni, si concretizzerà l'immagine che per me sarà quella simbolicamente più densa di significato di questo sopralluogo: proprio al fianco dei segnali stradali che indicano il passaggio di confine, vi è una pecora che ha evidentemente da poco partorito, intenta a recuperare le energie brucando l'erba intorno a sé; di fianco a lei, uno a sinistra e uno a destra, ecco sbucare i due agnellini appena nati; alla mia mente, mentre osservo quell'immagine così straordinariamente casuale, viene immediatamente spontaneo associare i due giovani animali ai due nomi scritti poco più in là. Diventano così, Umbria e Marche. E' una scena che credo rimarrà indelebile nella mia memoria.
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La sveglia del mattino, avviene con la pioggia che picchietta il nostro copri-tenda, e il dubbio della validità della giornata, attentamente valutata sui vari meteo, si insinua. Fortunatamente tra il tempo impiegato per fare colazione e quello di avvicinamento, le nuvole decidono di passare di tanto in tanto sulle nostre teste, senza nessun goccia.

Arriviamo a Forca di Presta, e partiamo alle 8.45 seguendo l'itinerario E15 per Monte Vettore, Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Percorso decisamente differente rispetto a quelli a cui sono abituato: senza nessun tratto all'ombra per tutta la durata dell'itinerario; di fronte a noi la cresta che risale verso il Redentore e praterie d'alta quota insieme al vento che, anche con raffiche molto forti, ci farà compagnia per tutta la giornata. Ed onestamente, visto quanto detto poco su, a conti fatti, non so ancora se sia stato meglio che non l'aver avuto una giornata priva di questo elemento!

Si sale con costanza, e sempre più impressionante è l'estensione dell'Altopiano di Castelluccio, che ad ovest si apre man mano che si sale di quota. La vista diventa ancor più suggestiva all'altezza della Valle Santa, un canale che discende nettamente verso valle proprio in direzione dell'Altopiano.

Giungiamo a poca distanza dal Vettoretto (2.052 m), su cui passerò durante il tratto di ritorno per la mia curiosità di panorami, e in lontananza compare il Bivacco Tito Zilioli (Tito Zilioli), ricostruito dopo il terremoto del 2.016 a disposizione degli escursionisti con una parte sempre aperta, ed una utilizzabile tramite prenotazione, per potersi rifugiare nelle emergenze o per poter pernottare al meglio in quota. Si vede benissimo anche il percorso che conduce al bivacco, un punto marcatamente più acclive è stato adeguato con una scalinata dotata di grandi pali in legno. Percorriamo questo tratto che ci separa dalla struttura e una volta arrivati uno snack è necessario, e la foto è di rito.

Saliamo poco sopra il Bivacco riprendendo il cammino, e il nostro sguardo si amplia sul Vettore verso Nord Est, mentre a Nord Ovest sulle pareti est di Cima del Lago (2.442 m), Redentore (2.448 m) e Pizzo del Diavolo (2.410 m): uno spettacolo puro della natura; alla loro base è localizzato il Lago di Pilato, tappa del nostro percorso di rientro.
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Qualche passo più avanti verso la risalita e ancora stupende sorprese: la stella alpina dell'Appennino (Leontopodium nivale), la genzianella di Colonna (Gentianella columnae) specie presente anche nel territorio del Pollino, e poco più giù il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) in veste autunnale con ancora qualche frutto!
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Ci spingiamo verso la cima e più saliamo più le raffiche di vento aumentano, ma non tanto da impedire la risalita. Io, Marco, Ilaria e Micaela siamo ben decisi ad arrivare sulla vetta, tant'è che dopo qualche altra breve pausa, verso le 12.00, raggiungiamo la cima del Monte Vettore, la più alta del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con i suoi 2.476 m, e tutti lì a prendere in faccia il forte vento da nord ovest, ma a gustare il panorama dal Mar Adriatico fino al Massiccio del Gran Sasso con il Corno Grande, passando per tutto l'intorno. Foto anche qui di rito e si riscende dopo una breve pausa.
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Arrivati verso i 2.250 m di quota ci dirigiamo verso la località "Le Roccette", dove si trova il passaggio per il Lago di Pilato. Mentre scendiamo ci troviamo davanti le maestose pareti est del Redentore e delle cime a lui prossime, con l'evidente circo glaciale a rendere lo scenario imparagonabile: quasi ad ogni passo di avvicinamento c'è uno sguardo di riverenza nei confronti di questi bastioni rocciosi.

Ci inoltriamo sempre più, e appena svoltato a destra e raggiunto un punto dove è visibile il Lago ci fermiamo. Effettivamente, nell'unico lago naturale delle Marche, non c'è praticamente più acqua, se non una pochissima quantità nella conca più lontana rispetto alla nostra posizione. Nonostante tutto, rimane uno spettacolo. Ci fermiamo lì, in questo luogo simbolo del Parco, tra foto e semplice contemplazione per diverso tempo, e poi quasi con dispiacere decidiamo sia giunta l'ora di tornare e dare le spalle a questo scenario.

Ritorniamo sui nostri passi fino al Rifugio Zilioli, dove alle 14.00 pranziamo, prima di intraprendere la discesa sempre panoramica. Ormai rispetto alla mattina non c'è quasi più nessuno, tutti sono corsi su e poi sono ritornati alle auto; la cosa non mi dispiace affatto.
Quasi arrivati alla fine del percorso, questa terra decide di regalare a noi "stranieri" un altro momento magico, una scena antica: un gregge di pecore ci attraversa la strada con calma, quasi come se non fossimo lì presenti; il cielo si apre e il sole illumina gli animali seguiti dai cani e dal pastore che li accompagnano verso il termine della loro giornata.
Per me il cerchio si è chiuso, dopo gli agnelli incontrati il giorni prima, i Monti Sibillini ci salutano così.

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Lino di Katia, unicità botanica del Pollino

6/15/2021

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La biodiversità presente nel Parco Nazionale del Pollino è una caratteristica che rende questo territorio un patrimonio assoluto per tutto il panorama internazionale. 
La sola presenza del Pino loricato (Pinus heldreichii subsp. leucodermis) ne è un esempio lampante: una pianta che concretizza il concetto stesso di vigore. Il loricato però non è la sola specie unica di quest'area protetta. 

Una delle primissime specie che misi nella "lista dei desideri" quando ero ancora un semplice appassionato, era un fiore elegante e delicato scoperto da pochissimo, precisamente nel 2011 dal botanico Lorenzo Peruzzi. Già solo questo ci dà l'idea di come, nonostante il Pollino sia balzato alla cronaca degli amanti della montagna e della natura in genere da tanto tempo, ci sia ancora altrettanto da conoscere, approfondire e studiare attentamente da un punto di vista naturalistico (e storico). 

Questa pianta, in tutto il territorio del Parco Nazionale del Pollino, ha ad oggi una sola ed unica stazione di crescita; una piccola superficie del Massiccio centrale. In pratica, per poterla osservare, quello è l'unico punto in cui (in tutto l'intero pianeta) si trova. 

Dopo qualche ricerca dell'anno scorso, confermata dal ritrovamento a cui non potei partecipare, mi sono diretto speranzoso, alla ricerca di questo fiore unico. Individuata subito la zona, ho ricercato l'area man mano restringendo il campo, fino a quando mi sono apparsi davanti agli occhi decine e decine di fiori azzurri che ondeggiavano al vento. 

Quasi con lo stesso timore che si prova di fronte ad un animale selvatico per evitare che si dia alla fuga, ho preso la fotocamera ed ho iniziato ad avvicinarmi facendo la massima attenzione a non calpestare neppure una parte della pianta; ho iniziato ad osservarla contento come poche volte, e a fotografare.
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La pianta, come detto, scoperta e identificata da Lorenzo Peruzzi, è un lino endemico che lo stesso botanico ha dedicato alla moglie, da cui il nome scientifico Linum katiae, in italiano Lino di Katia. Pianta perenne, cresce tra 1.800 e i 1.900 m di quota. La fioritura si sviluppa tra maggio e luglio, con fiori dal blu al celeste. L'ennesima piccola meraviglia della natura.

Quei fiori, in tutto il mondo si trovano solo lì. Quante persone hanno e avranno la possibilità di vederli durante la loro vita? Io sono tra i fortunati, ed è stato quello che ho continuato a pensare scatto dopo scatto, e che in realtà ancora penso.
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Il Canto dei Loricati

9/3/2020

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"Abbiamo dimenticato la nostra relazione simbiotica con le piante. Invece dobbiamo riscoprire il rapporto intimo tra esistenza umana e vegetale"
​G. Castana

Il 1° settembre è iniziato con un messaggio su Instagram da parte di Giacomo. 

Giacomo è un ragazzo appassionato del magnifico mondo delle piante (troppo spesso sottovalutato forse), che ha creato un progetto dal titolo "Prospettive vegetali" (lascio il link in fondo all'articolo). Un nome che già rimanda ad un qualcosa che va oltre, rispetto a questo sterminato mondo. 

La sua intenzione era raggiungere Italus, poi modificata sotto mio consiglio ai loricati dei Piani di Pollino per questioni tecniche, per potere dargli "voce". Io inizialmente stupito mi sono informato e appena capito la meraviglia di questa proposta ho immediatamente accettato. In un giorno abbiamo organizzato un piccolo evento (per pochi) e la logistica che avrebbe permesso a Giacomo di raggiungere Scalea, per poi partire la mattina stessa da Colle Impiso, verso il cuore del Parco. 

Nel viaggio ho avuto modo di conoscerlo e incuriosirmi oltre che di apprezzare diversi aspetti del suo progetto. Abbiamo camminato insieme, con Flavia, Alessia, Teresa, Antonella e Andrea. Ognuno con le sue domande, ognuno con la sua curiosità. 

Arrivati a Piano Toscano abbiamo avuto il piacere di ascoltare un faggio isolato, poco distante dal resto del bosco, ma probabilmente con una vita completamente diversa: immaginate quante persone gli passano vicino ma nessuno lo degna di nota perché all'andata si è presi dalla meta e al ritorno dal rientro a casa! Quel tempo direi che se lo è tutto meritato, e sentirlo ha provocato delle sensazioni uniche ad ognuno, così come la meraviglia di "verificare" che lo strumento utilizzato da Giacomo funziona per davvero! Certo cogliendo stimoli elettrici trasformati in stupendi suoni, ma che in quegli attimi rappresentano la VITA. 
Abbiamo ringraziato il faggio e abbiamo proseguito.

Arrivati al cospetto dei loricati abbiamo scelto uno dei due Gendarmi. Giacomo con pazienza ha rimontato il tutto, ed io non vedevo l'ora di poter ascoltare il suono generato dalla vita di un pino loricato ultrasecolare. Quando ha iniziato, un brivido è sceso lungo la schiena, e il respiro si è fatto impercettibile. E' difficile spiegare la sensazione provata, ma in quel momento quel suono mi ha fatto passare davanti decenni e decenni di vita, di incontri, di fatica, di forza, di resistenza, di sofferenza, di orgoglio, di una "prospettiva" completamente diversa dalla mia. Ascoltarlo non bastava più, avessimo potuto saremmo rimasti lì per ore. 

Un'altra meraviglia e un suono con una vitalità ed un modo di farsi sentire completamente diverso è stato quello di un piccolo e giovane loricato poco distante. Lui non ha smesso di "cantare" praticamente quasi mai. Pieno di vita, pieno della voglia di crescere e diventare come i suoi conspecifici tutti intorno a lui. Uno spettacolo, e sensazioni davvero stupende, piacevoli, rilassanti per una vita che vuole crescere. 

Con un sospiro abbiamo deciso di sistemare tutto e rientrare, ringraziando questi alberi magnifici, e Giacomo per la grande opportunità che ci ha regalato. Per lui sicuramente altrettanto emozionante che per noi. La "voce" di un pino loricato, specie unica del Parco Nazionale del Pollino, e per di più ultracentenario, non puoi sentirla ovunque. 
Lui è ripartito subito il giorno dopo per poter continuare il suo viaggio e mostrare il suo progetto al resto d'Italia, se capitate in una delle sue tappe non mancate! Gli ho augurato un grande in bocca al lupo e buon lavoro, con un nuovo invito a ritornare qui sul Pollino per poter dare l'opportunità a qualcun altro di vivere questa esperienza unica. 

Rimanete preparati! Prima o poi ritornerà.


Link sito: Prospettive Vegetali

Link al video per ascoltare il "Canto dei Loricati"

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Scoperta l'Orchidea Fantasma

7/26/2019

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L'orchidea fantasma, Epipogium aphyllum Sw., è una delle rarità botaniche tra le più importanti dell'intero panorama nazionale, ancor più rara nel sud Italia.

Il nome stesso dell'orchidea, sottolinea la difficoltà nella sua individuazione dovuta al suo sottile stelo e al delicato fiore bianco all'apice che sembra sospeso nel vuoto, uno degli elementi che ha contraddistinto il suo nome. 
Le specifiche esigenze climatiche ed ambientali, la carenza di insetti impollinatori, e la limitata diffusione della specie hanno contribuito alla fama e alla caratterizzazione del nome di questa affascinante orchidea.

Tale specie può scomparire per anni: "l’orchidea fantasma potrebbe nascondersi sottoterra fino a trenta anni, ed è sicuramente “una delle specie più rare e instabili” " (Grünanger, 2001).

Ieri durante un'escursione, abbiamo avuto la possibilità di individuarne un esemplare in una delle faggete del versante Calabro del Parco Nazionale del Pollino, scoprendo una nuova stazione in cui la specie si sviluppa e cresce; il ritrovamento assume ancor più valore in quanto su questo versante, ad oggi non risultavano segnalazioni. Una grande novità che si aggiunge alle già tante specie di rilevanza botanica e naturalistica dell'area protetta più grande d'Italia.

Negli anni precedenti questa rarità botanica è stata ritrovata in Calabria, nel Parco Nazionale della Sila, ma oggi possiamo tranquillamente affermare che anche il Pollino Calabro ha tra le sue tante e rare specie l'orchidea fantasma.

Una grande e soddisfacente scoperta per me e il Dott. Antonio De Marco. E' la nuova conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) che il Pollino è un territorio "ricco" e fondamentale per la biodiversità e la conservazione. Una bella scoperta da aggiungere alle tante esperienze vissute svolgendo il mio lavoro, cercando di fare sempre del mio meglio.

Aggiungo nella parte sottostante la galleria fotografica e i link relativi alla descrizione della specie per chi avesse voglia di approfondire e saperne di più su questa meravigliosa orchidea spontanea.
Link di approfondimento:
- Sistema informativo sulla Flora:
Epipogium aphyllum
- G.I.R.O.S. : Epipogium aphyllum
- Acta Plantarum: Epipogium aphyllum
- Wikipedia:
 Epipogium aphyllum
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Corso Base Riconoscimento delle Erbe Spontanee del Pollino con Pharolab

6/22/2019

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Una giornata dedicata alla flora spontanea del Pollino.

Coinvolto dall'associazione Pharolab di Mormanno, ho condiviso e partecipato subito nella realizzazione di una giornata dedicata ad un mondo che nell'area protetta è sicuramente tutto da scoprire e da vivere: la flora.

Spesso non ci soffermiamo ad osservare nel dettaglio le decine e decine di specie che ci circondano e variano mentre il panorama intorno a noi cambia consequenzialmente. Con i giusti strumenti e con un occhio più educato a questo mondo meraviglioso, si possono ammirare dei piccoli capolavori della natura che vengono lasciati solo a chi dedica il suo tempo.

Con un attivo gruppo di partecipanti ci siamo così dedicati nella mattina del 22 giugno ad una identificazione delle specie in fioritura di uno dei sentieri dell'area di Campotenese, tra Morano Calabro e Mormanno, nel Parco Nazionale del Pollino.

Con occhi curiosi e guidati lungo il cammino, tante sono state le specie riconosciute e di cui abbiamo chiacchierato insieme. Dal prato, alla radura al bosco, specie e habitat differenti.

A seguito della passeggiata un ottimo pranzo presso uno degli agriturismi della zona, la Gemma del Parco, e a seguire una serie di slide correlate ai principi della botanica sistematica, ad alcune specie di interesse dell'area protetta, e ad altre rare in un mondo che davvero ampio e affascinante.

Un grande grazie ai partecipanti, e nuovamente all'associazione Pharolab che ha inteso strutturare una serie di incontri sulle erbe spontanee del parco.

Appuntamento per l'ultimo incontro il 30 Giugno alle ore 17:00

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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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