Alla Scoperta del Pollino
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Sulle cime della Montea

10/20/2022

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Un percorso che conduce alla sommità di una delle montagne più emozionanti del Sud Italia: la Montea 1.852 m. Un rilievo imponente che sembra più delle altre vette, una cima alpina incastonata nella Calabria tirrenica. 

Il percorso che abbiamo scelto è quello che parte dalla Fontana Cornia, a Sant'Agata d'Esaro, lasciando il Sentiero Italia ed inoltrandoci nella faggeta lungo il crinale della montagna che presto lascia indietro la copertura del fitto bosco, per diventare un crinale roccioso dai panorami incredibili: da un lato la costa tirrenica con la Riviera dei Cedri fino all'Appennino Paolano, e dall'altro la Valle del Rosa, e i rilievi dell'area dell'Orsomarso fino a dove la foschia di questi caldi giorni di ottobre permette di proseguire con lo sguardo.

I loricati, tanti, giovani e secolari, tempestano il crinale su entrambi i versanti caratterizzando ulteriormente i picchi della cima sud e della cima nord. "Roccia" e "pini", sarebbero le due parole che meglio rispecchierebbero questa escursione aspra e così tanto desiderata dagli amanti dell'escursionismo dei nostri territori.

I colori autunnali ancora decorano la faggeta fino alle quote superiori ai 1.800 m e vanno in netto contrasto con il verde ed il bianco dei loricati presenti. Ad ogni nuova risalita corrisponde un paesaggio da incorniciare con una o più foto. Sbalorditivi sono i canaloni che si incontrano passando dalla cima sud alla nord: si percepisce in quei passaggi l'essenza che questa montagna trasmette. Difficile infatti descrivere a parole il percorso, ricco di scorci e passaggi più che interessanti: lascerò questo arduo compito alle immagini che come al solito so, non potranno trasmettere a pieno la reale bellezza dei luoghi che ho percorso.

Sicuramente un itinerario adatto solo a chi è più allenato, e che necessita della giusta attenzione anche per i più esperti; unico e immancabile per chi può fare affidamento sulla propria esperienza. 

La giornata si è conclusa con un'inaspettata ma tanto apprezzata tappa ristorativa, ospiti di Luigi, presso il suo agriturismo tra castagne, pane appena sfornato, salumi e formaggi prodotti dalla sua azienda: non poteva esserci escursione di compleanno migliore.

Alla prossima e buon cammino!
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Anello di Monte La Mula

10/2/2022

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Un'escursione in solitaria verso una delle cime del Massiccio dell'Orsomarso.

Un percorso tra radure e boschi immensi di faggio, per poter raggiungere uno dei pianori più affascinanti del Parco, il Campo, e poi la cima di Monte La Mula con il suo panorama unico che regala prima la vista sull'isola di Cirella e poi, una volta arrivati lì su, tutta la Catena del Pollino, fino all'altro mare, lo Ionio e il versante sud fino alla Sila.

Ho potuto ammirare il panorama intorno a me per diverso tempo, fino a convincermi ad iniziare la discesa. Superato quello che è indicato come circo glaciale, ho proseguito discendendo lungo il crinale percorrendo tratturi quasi scomparsi. Dopo gli ultimi campanacci delle vacche dietro di me il bosco mi ha avvolto nuovamente. Così fitto e così denso permette il passaggio di poca luce, e l'ambiente che si viene a creare è davvero fiabesco. 

Più avanti, superato Piano di Zazzera, un nome che è tutto un programma, ho incontrato dei faggi dalle forme contorte che meriterebbero un servizio fotografico molto migliore di quello che io gli ho dedicato in questi scatti.

Ho immaginato quel luogo con la nebbia, e con meno luce di quella della giornata che mi ha accompagnato, risultato: già in lista tra i luoghi in cui ritornare. Mi sono chiesto se anche questo sito non meriti la candidatura tra le faggete UNESCO. 

Ho proseguito con un doppio saliscendi fino a raggiungere le pendici di Cozzo del Pellegrino che davanti a me già inizia ad avere i toni che l'autunno porta in dono, ricollegandomi così al sentiero principale e tornando all'auto, conscio di aver concluso un'altra stupenda giornata. 
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Nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

9/10/2022

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"Che cos'è fata, che tu mi chiami fata? E tu sei fatto come io sono".
Guerrino detto il Meschino, Libro V Cap. 145 di Andrea da Barberino

La sera prima dell'escursione, durante il viaggio di arrivo, siamo accolti dal Massiccio del Redentore e dall'estesa Piana di Castelluccio. Diretti verso il nostro camping, proprio al confine tra le due Regioni, si concretizzerà l'immagine che per me sarà quella simbolicamente più densa di significato di questo sopralluogo: proprio al fianco dei segnali stradali che indicano il passaggio di confine, vi è una pecora che ha evidentemente da poco partorito, intenta a recuperare le energie brucando l'erba intorno a sé; di fianco a lei, uno a sinistra e uno a destra, ecco sbucare i due agnellini appena nati; alla mia mente, mentre osservo quell'immagine così straordinariamente casuale, viene immediatamente spontaneo associare i due giovani animali ai due nomi scritti poco più in là. Diventano così, Umbria e Marche. E' una scena che credo rimarrà indelebile nella mia memoria.
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La sveglia del mattino, avviene con la pioggia che picchietta il nostro copri-tenda, e il dubbio della validità della giornata, attentamente valutata sui vari meteo, si insinua. Fortunatamente tra il tempo impiegato per fare colazione e quello di avvicinamento, le nuvole decidono di passare di tanto in tanto sulle nostre teste, senza nessun goccia.

Arriviamo a Forca di Presta, e partiamo alle 8.45 seguendo l'itinerario E15 per Monte Vettore, Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Percorso decisamente differente rispetto a quelli a cui sono abituato: senza nessun tratto all'ombra per tutta la durata dell'itinerario; di fronte a noi la cresta che risale verso il Redentore e praterie d'alta quota insieme al vento che, anche con raffiche molto forti, ci farà compagnia per tutta la giornata. Ed onestamente, visto quanto detto poco su, a conti fatti, non so ancora se sia stato meglio che non l'aver avuto una giornata priva di questo elemento!

Si sale con costanza, e sempre più impressionante è l'estensione dell'Altopiano di Castelluccio, che ad ovest si apre man mano che si sale di quota. La vista diventa ancor più suggestiva all'altezza della Valle Santa, un canale che discende nettamente verso valle proprio in direzione dell'Altopiano.

Giungiamo a poca distanza dal Vettoretto (2.052 m), su cui passerò durante il tratto di ritorno per la mia curiosità di panorami, e in lontananza compare il Bivacco Tito Zilioli (Tito Zilioli), ricostruito dopo il terremoto del 2.016 a disposizione degli escursionisti con una parte sempre aperta, ed una utilizzabile tramite prenotazione, per potersi rifugiare nelle emergenze o per poter pernottare al meglio in quota. Si vede benissimo anche il percorso che conduce al bivacco, un punto marcatamente più acclive è stato adeguato con una scalinata dotata di grandi pali in legno. Percorriamo questo tratto che ci separa dalla struttura e una volta arrivati uno snack è necessario, e la foto è di rito.

Saliamo poco sopra il Bivacco riprendendo il cammino, e il nostro sguardo si amplia sul Vettore verso Nord Est, mentre a Nord Ovest sulle pareti est di Cima del Lago (2.442 m), Redentore (2.448 m) e Pizzo del Diavolo (2.410 m): uno spettacolo puro della natura; alla loro base è localizzato il Lago di Pilato, tappa del nostro percorso di rientro.
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Qualche passo più avanti verso la risalita e ancora stupende sorprese: la stella alpina dell'Appennino (Leontopodium nivale), la genzianella di Colonna (Gentianella columnae) specie presente anche nel territorio del Pollino, e poco più giù il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) in veste autunnale con ancora qualche frutto!
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Ci spingiamo verso la cima e più saliamo più le raffiche di vento aumentano, ma non tanto da impedire la risalita. Io, Marco, Ilaria e Micaela siamo ben decisi ad arrivare sulla vetta, tant'è che dopo qualche altra breve pausa, verso le 12.00, raggiungiamo la cima del Monte Vettore, la più alta del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con i suoi 2.476 m, e tutti lì a prendere in faccia il forte vento da nord ovest, ma a gustare il panorama dal Mar Adriatico fino al Massiccio del Gran Sasso con il Corno Grande, passando per tutto l'intorno. Foto anche qui di rito e si riscende dopo una breve pausa.
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Arrivati verso i 2.250 m di quota ci dirigiamo verso la località "Le Roccette", dove si trova il passaggio per il Lago di Pilato. Mentre scendiamo ci troviamo davanti le maestose pareti est del Redentore e delle cime a lui prossime, con l'evidente circo glaciale a rendere lo scenario imparagonabile: quasi ad ogni passo di avvicinamento c'è uno sguardo di riverenza nei confronti di questi bastioni rocciosi.

Ci inoltriamo sempre più, e appena svoltato a destra e raggiunto un punto dove è visibile il Lago ci fermiamo. Effettivamente, nell'unico lago naturale delle Marche, non c'è praticamente più acqua, se non una pochissima quantità nella conca più lontana rispetto alla nostra posizione. Nonostante tutto, rimane uno spettacolo. Ci fermiamo lì, in questo luogo simbolo del Parco, tra foto e semplice contemplazione per diverso tempo, e poi quasi con dispiacere decidiamo sia giunta l'ora di tornare e dare le spalle a questo scenario.

Ritorniamo sui nostri passi fino al Rifugio Zilioli, dove alle 14.00 pranziamo, prima di intraprendere la discesa sempre panoramica. Ormai rispetto alla mattina non c'è quasi più nessuno, tutti sono corsi su e poi sono ritornati alle auto; la cosa non mi dispiace affatto.
Quasi arrivati alla fine del percorso, questa terra decide di regalare a noi "stranieri" un altro momento magico, una scena antica: un gregge di pecore ci attraversa la strada con calma, quasi come se non fossimo lì presenti; il cielo si apre e il sole illumina gli animali seguiti dai cani e dal pastore che li accompagnano verso il termine della loro giornata.
Per me il cerchio si è chiuso, dopo gli agnelli incontrati il giorni prima, i Monti Sibillini ci salutano così.

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Il Pesce Fossile di Latronico

5/21/2022

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Ricercando informazioni sull'area del Pollino, sono talmente tanti gli spunti e le possibilità che spesso perdiamo di vista delle peculiarità che il territorio ha in serbo per noi. Una di queste è sicuramente l'importante fossile presente in contrada Solarino di Iannazzo nel Comune di Latronico (PZ). 

Alle pendici del complesso montuoso di Monte Alpi, per la prima volta nel 1.982 e successivamente nel 1.996, è stato segnalato e studiato ciò che gli esperti avrebbero classificato come un esemplare di Istiophoridae del genere Makaira, più noto come marlin azzurro o pesce vela, una specie tipica delle acque tropicali, sub tropicali e temperate di tutto il mondo ben nota ai pescatori.
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Il sito è molto facile da raggiungere attraverso un apposito sentiero, e permette di arrivare a tu per tu con i resti fossili citati, appartenenti ad un esemplare lungo 235 cm e alto 95 cm, risalente a circa 30 milioni di anni fa quando come ben sappiamo il nostro Pollino era ancora sommerso dalle acque e sarebbe successivamente emerso da queste.

In dettaglio: "La regione cefalica si presenta schiacciata con spostamento dei frammenti delle ossa craniche; le vertebre, del diametro di 3-4 cm, si rinvengono pressappoco in posizione; sono presenti due pinne dorsali e di una pinna centrale; la regione caudale si presenta con la pinna superiore più sviluppata e con ispessimento delle vertebre caudali".

Facendo poi ben attenzione alla grande lastra di roccia dove è presente questo importante reperto, appaiono evidenti anche numerosi altri resti: vertebre di cetacei, vertebre e squame di pesci, lamellibranchi ed echinidi.
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Officina del Buon Cammino 50 - Anello del Patriarca

7/25/2021

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Escursione diventata ormai uno dei "must" del Parco Nazionale del Pollino verso uno dei pini loricato simbolo dell'area protetta, insieme a Zì Peppe ed Italus.

Un gruppo che con molta curiosità si è approcciato alla scoperta del territorio del Parco e che passo dopo passo ha raggiunto senza problemi l'area della Dolina di Monte Pollino, rimanendo stupito sempre più, man mano che la quota si innalzava sopra i panorami calabro-lucani. 

Dopo una bella pausa panoramica ci siamo diretti verso il famoso Patriarca presso il quale con molta reverenza abbiamo pranzato prima di richiudere l'anello con una bellissima sorpresa. Un ritrovamento molto raro: la Rosalia alpina, un coleottero tra i più rari d'Europa. Un gran bel avvistamento! 

Complimenti ancora una volta a tutti i partecipanti! Alla prossima e come sempre Buon Cammino!
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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