Alla Scoperta del Pollino
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Dal tramonto all'alba

7/19/2016

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"Non dimenticate che la terra si diletta a sentire i vostri piedi nudi e i venti desiderano intensamente giocare con i vostri capelli".
Kahlil Gibran
Ritrovo a Colle Impiso, ognuno con il suo zaino più o meno pesante, quel tanto che basta (o poco più) per poter mettere qualcosa sotto i denti tra la cena e il pranzo del giorno successivo e coprirsi durante la notte che si prospetta fresca.

Si parte direzione Gaudolino, come sempre facendo una pausa a "Spezzavummola" dove è previsto il rifornimento acqua che permetterà di averne a sufficienza fino al rientro del giorno dopo per Castrovillari. Qualcuno riempie due o tre bottiglie e qualcun altro bidoncini di qualche litro. Si coglie l'occasione per alleggerire il carico mangiando il melone e offrirlo anche ad amici inaspettati di passaggio, che ci avvisano che il vento durante la mattinata non li ha mai abbandonati: la serata si prospetta un po' di più che solo "fresca".

Si fa una breve pausa e poi via verso il sentiero che conduce alla Dolina di Monte Pollino, luogo predisposto come punto per il pernotto. Man mano che si sale il peso dello zaino si fa sentire e allora si coglie qualche momento in più per fermarsi a riprender fiato e al tempo stesso a godere di quello che salendo si inizia a vedere dell'intorno. Si nota qualche albero dalle forme particolari; o i giochi di luce che il sole fa tra le nuvole prima e le foglie poi; si pensa qualche volta in più a quello che si è messo nello zaino ripensando alla sua vera utilità o se effettivamente non se ne poteva fare a meno. E quando si è pronti il passo riprende, appesantito, ma deciso. 

Quando sul sentiero, ormai tutto in salita, si scorgono però i primi tronchi bianchi dei loricati, la fatica quasi passa, la meta si sa più vicina, e le pause diminuiscono al contrario del vento che inizia a batterci forte addosso. La faggeta lascia il posto al paesaggio roccioso di quota, e l'orario di arrivo è proprio quello giusto per permetterci di avere il tempo di lasciare le nostre cose e scegliere il luogo per la notte, prendere la nostra cena, e scegliere con cura il posto in prima fila per guardarci il tramonto a quota 2000 metri. 
Godere delle luci uniche del tramonto che dipingono il paesaggio, mentre si mangia un ottimo pecorino, della salsiccia, frittata di cipolla, pane e nettarine ci ripaga di quel pò di fatica che abbiamo sopportato per arrivarvi.

Il vento freddo sferza e ci accompagna durante i nostri spostamenti ma alle 23.00 una luna piena illumina tutta la dolina ed è come se avessimo il nostro lume personale a farci luce. Si decide così di arrivare sulla cresta a sud di Monte Pollino per poter vedere le luci delle città e dei paesi tutt'intorno e osservare le figure dei pini loricati alla luce lunare sperando magari anche in qualche incontro fortunato. I pensieri, ma ancora di più le emozioni, sono tante e personali per poterle descrivere tutte appieno e sentirle proprie. Ma provate ad immaginare l'emozione causata da un luogo già di per sè affascinante, reso ancora più speciale dalla presenza di tanti altri fattori: la luna, le stelle, gli amici, il vento freddo, la  notte e tutto ciò che questi portano con sè. Dopo qualche scatto meraviglioso e l'impegno per farne altri, qualche chiacchiarata e qualche momento per riflettere si riscende a riposare con l'appuntamento alle 4.00 per poter osservare anche le luci dell'alba.

Puntuali ci ritroviamo, e con noi ancora il vento ancora più forte. Non cambiamo idea e ci dirigiamo verso Est, per cercare una collocazione migliore per ammirare l'alba anche se davanti a noi si para l'immensa Serra Dolcedorme. La luce che pian piano arriva però merita comunque l'attesa e altro freddo che il vento ci concede. Le nuvole giocano con il vento e i tanti colori dell'alba pensano al resto. 

Ci siamo meritati il riposo che ci prendiamo fino alle 10.00 circa. Poi si mette qualcosa sotto i denti e rifatti gli zaini e cambiando itinerario per il forte vento ci avviamo verso il Patriarca. Si saluta, si osserva e si rimane ancora meravigliati toccando il suo possente tronco e cercando di scorgere qualche animale che trova riparo tra la sua chioma, e dopo aver pensato per l'ennesima volta a quante cose avrà visto passare da lassù ci avviamo verso il Varco di Pollinello e superata la Tagliata ci apprestiamo verso le 13.00 a pranzare per dar fondo agli ultimi viveri rimasti; proprio in quel frangente alle nostre spalle attraversa il sentiero un capriolo, un giovane maschio con appena un accenno dei palchi che, sparisce rapidamente senza darci il tempo di immortalarlo nemmeno in uno scatto arrangiato.

Il resto è una discesa continua e costante attraversando prima la faggeta, poi boschi misti e infine rimboschimenti di pini per poter arrivare a Conca del Re, nei pressi di Castrovillari, dove il nostro viaggio si conclude dopo aver confermato un'ultima volta, un po' stanchi ma soddisfatti come sempre, che la notte sia stata molto più che fresca, ma pienamente ripagata dallo spettacolo vissuto.
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Una preziosa escursione

7/11/2016

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Ogni volta andare in montagna o accompagnare qualcuno per mostrargli le bellezze del nostro territorio è un qualcosa che faccio con molto piacere, nonostante svolga queste attività in modo professionale. Quando poi capita, che insieme a te ci sia un amico con il quale hai condiviso tanto, e una persona che conosci poco ma che ti trasmette le tante emozioni che prova passo dopo passo, quella giornata diventa ancora più indimenticabile.
Il piacere provato nell'essere con chi, dopo tanto tempo, ricalca i suoi passi e si ritrova a quota 2.000 e rivede luoghi a lui cari è indescrivibile, e conta davvero tanto come esperienza personale, pensando a quello che un giorno potrà essere di te.

La giornata inizia attraversando le faggete di Colle Impiso e Gaudolino per bere le sempre fresche, direi anzi fredde, acque di "Spezzavummola", luogo di ritrovo per tanti escursionisti che quasi tutti i giorni ormai visitano il parco più grande d'Italia.
Dopo esserci rinfrescati facciamo una visita, ormai anche questa quasi obbligata, al bivacco di Gaudolino, per poi arrivare a Pollinello 1.820 m di quota, e affacciarsi al suo balcone naturale, osservando a perdita d'occhio davanti a noi: la piana di Sibari ad est e l'area montuosa dell'Orsomarso dalla parte opposta.

Qui sarebbe dovuta terminare la nostra passeggiata ma ecco che in un attimo balena un desiderio: far visita al Patriarca, uno dei monumentali pini loricati del Parco così chiamato per la sua veneranda età. Cercare di spiegare quest'albero è qualcosa di impossibile, l'unico consiglio che posso darvi è venire a vederlo con i vostri occhi.
Qui per la seconda volta, dopo tutto il tempo necessario preso per contemplare il monumentale pino e ripetere più volte quanto fosse incredibile, compare un altro desiderio e cioè risalire ancora di qualche decina di metri per attraversare la Dolina di Monte Pollino: detto, fatto. In poco tempo compensiamo il dislivello che ci separa ed ecco raggiunto un ambiente di alta quota unico: erbe fluenti e ondeggianti che rivestono una vera e propria grande conca.
Anche in questo caso tutto il tempo preso con comodità per osservare da vicino alcuni dei pini che contornano la conca, e per affacciarsi sui diversi punti panoramici, spettacolari, che ci portano di fronte a pareti verticali e a scorci panoramici che caratterizzano questa zona dell'area protetta.

Valutiamo per bene il terzo desiderio, e questa volta decidiamo di non chiedere troppo e dunque, contenti e tanto soddisfatti per la splendida giornata, riscendiamo dal sentiero verso Gaudolino prima, e Colle Impiso poi, senza mancare di nuovo una rinfrescata a "Spezzavummola".
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Quando i piccoli sono d'esempio

7/8/2016

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“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”. 
Antoine De Saint-Exupery

Oggi siamo partiti con una nuova avventura. Attenti e concentrati al massimo per far vivere esperienze belle, ma soprattutto vere e a diretto contatto con la natura ad un gruppo di bambini dai 5 ai 7 anni.
Tante le attenzioni prestate per fare in modo che possano cogliere i tanti stimoli che la natura lancia a tutti, ma poi comprendi presto che come spesso accade con loro, il 90% del "lavoro" lo fanno da soli. 
Le meraviglie della natura e la spontaneità dei bambini è un connubio davvero difficile da battere, un legame che probabilmente si instaura da solo, appunto NATURALMENTE; un po' come quando qualcuno sta per cadere e istintivamente ti protendi in avanti per afferrarlo.
Tanta la soddisfazione e davvero nessun'altra parola da aggiungere.
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Boschi "antichi" (parte 1)

7/3/2016

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"Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e frutti".
Susanna Tamaro

In Italia,  i boschi incontaminati, dove la presenza dell'uomo è stata pressoché assente, sono un numero molto ristretto. Di conseguenza, da quando si parla sempre più spesso della Faggeta di Cozzo Ferriero, la mia curiosità ha iniziato sempre più ad aumentare, non avendo avuto modo di poterla esplorare prima fino ad ora.
Motivo principale di questa escursione, quindi è stata proprio la voglia di soddisfare la mia curiosità in merito, e seguire il mio spirito di "cercatore di alberi" come si definirebbe Fratus.

Questo bosco è stato più volte portato all'attenzione del pubblico per via di alcune sue caratteristiche che lo renderebbero adatto ad una particolare candidatura: quella della "Rete Europea dei Boschi Vetusti di Faggio". Sicuramente un bosco di questo tipo ha delle caratteristiche ben precise da soddisfare di impronta tecnica (stato e complessità della successione, presenza di alberi morti in piedi, quantità di legno morto a terra, età e diametro medio del popolamento, specie vegetale e animale di particolare interesse naturalistico, ecc); ma altrettanto sicuramente si possono immaginare anche le emozioni che dovrebbero essere provocate in chi la visita, proprie di un ambiente unico in cui si manifesta la pienezza della natura. Per questi motivi, cogliendo l'occasione di raggiungere anche Coppola di Paola a 1.919 m, ho ritenuto opportuno visitare quest'area. 

Lo sviluppo del sentiero vede un salto di quota che va dai 1.320 m a circa i 1.800, con il bosco che inizia ad assumere caratteristiche diverse. Ad un occhio curioso o attento, si notano procedendo, le differenze che il bosco inizia ad assumere: la comparsa dei primi faggi di discrete dimensioni, l'eterogeneità dei diametri delle piante e la loro frequenza.
Questa situazione permane fino al raggiungimento della linea di cresta, intervallata da alcune doline. Il bello, una volta arrivati in quest'area è stato proprio girovagare in cerca di "spazi di bosco" che soddisfacessero quanto si dice del sito. In merito a questo si nota, effettivamente, lo scarso intervento antropico in quella zona nel corso dei decenni e la grande quantità di alberi schiantati o porzioni di alberi morti in piedi, caratteri fondamentali di vetustà. Sicuramente merita un altro sopralluogo per godere di nuovo di alcuni degli affascinanti scenari incontrati e soprattutto trovarne di altri.
​
Il tempo a disposizione infatti finisce presto e la marcia verso la vetta deve riprendere. Così dopo una discesa a 1700 metri circa che ci porta alle pendici della meta, si risale a mezzacosta fino a raggiungere prima l'anticima e poi la cima di Coppola di Paola, da dove il panorama è di nuovo il protagonista assoluto.
Dopo aver assaporato dei dintorni, e aver messo qualcosa sotto i denti, riprendiamo la discesa per il ritorno all'auto, immergendoci di nuovo in quell'antico mare verde.
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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