Kahlil Gibran
Si parte direzione Gaudolino, come sempre facendo una pausa a "Spezzavummola" dove è previsto il rifornimento acqua che permetterà di averne a sufficienza fino al rientro del giorno dopo per Castrovillari. Qualcuno riempie due o tre bottiglie e qualcun altro bidoncini di qualche litro. Si coglie l'occasione per alleggerire il carico mangiando il melone e offrirlo anche ad amici inaspettati di passaggio, che ci avvisano che il vento durante la mattinata non li ha mai abbandonati: la serata si prospetta un po' di più che solo "fresca".
Si fa una breve pausa e poi via verso il sentiero che conduce alla Dolina di Monte Pollino, luogo predisposto come punto per il pernotto. Man mano che si sale il peso dello zaino si fa sentire e allora si coglie qualche momento in più per fermarsi a riprender fiato e al tempo stesso a godere di quello che salendo si inizia a vedere dell'intorno. Si nota qualche albero dalle forme particolari; o i giochi di luce che il sole fa tra le nuvole prima e le foglie poi; si pensa qualche volta in più a quello che si è messo nello zaino ripensando alla sua vera utilità o se effettivamente non se ne poteva fare a meno. E quando si è pronti il passo riprende, appesantito, ma deciso.
Quando sul sentiero, ormai tutto in salita, si scorgono però i primi tronchi bianchi dei loricati, la fatica quasi passa, la meta si sa più vicina, e le pause diminuiscono al contrario del vento che inizia a batterci forte addosso. La faggeta lascia il posto al paesaggio roccioso di quota, e l'orario di arrivo è proprio quello giusto per permetterci di avere il tempo di lasciare le nostre cose e scegliere il luogo per la notte, prendere la nostra cena, e scegliere con cura il posto in prima fila per guardarci il tramonto a quota 2000 metri.
Godere delle luci uniche del tramonto che dipingono il paesaggio, mentre si mangia un ottimo pecorino, della salsiccia, frittata di cipolla, pane e nettarine ci ripaga di quel pò di fatica che abbiamo sopportato per arrivarvi.
Il vento freddo sferza e ci accompagna durante i nostri spostamenti ma alle 23.00 una luna piena illumina tutta la dolina ed è come se avessimo il nostro lume personale a farci luce. Si decide così di arrivare sulla cresta a sud di Monte Pollino per poter vedere le luci delle città e dei paesi tutt'intorno e osservare le figure dei pini loricati alla luce lunare sperando magari anche in qualche incontro fortunato. I pensieri, ma ancora di più le emozioni, sono tante e personali per poterle descrivere tutte appieno e sentirle proprie. Ma provate ad immaginare l'emozione causata da un luogo già di per sè affascinante, reso ancora più speciale dalla presenza di tanti altri fattori: la luna, le stelle, gli amici, il vento freddo, la notte e tutto ciò che questi portano con sè. Dopo qualche scatto meraviglioso e l'impegno per farne altri, qualche chiacchiarata e qualche momento per riflettere si riscende a riposare con l'appuntamento alle 4.00 per poter osservare anche le luci dell'alba.
Puntuali ci ritroviamo, e con noi ancora il vento ancora più forte. Non cambiamo idea e ci dirigiamo verso Est, per cercare una collocazione migliore per ammirare l'alba anche se davanti a noi si para l'immensa Serra Dolcedorme. La luce che pian piano arriva però merita comunque l'attesa e altro freddo che il vento ci concede. Le nuvole giocano con il vento e i tanti colori dell'alba pensano al resto.
Ci siamo meritati il riposo che ci prendiamo fino alle 10.00 circa. Poi si mette qualcosa sotto i denti e rifatti gli zaini e cambiando itinerario per il forte vento ci avviamo verso il Patriarca. Si saluta, si osserva e si rimane ancora meravigliati toccando il suo possente tronco e cercando di scorgere qualche animale che trova riparo tra la sua chioma, e dopo aver pensato per l'ennesima volta a quante cose avrà visto passare da lassù ci avviamo verso il Varco di Pollinello e superata la Tagliata ci apprestiamo verso le 13.00 a pranzare per dar fondo agli ultimi viveri rimasti; proprio in quel frangente alle nostre spalle attraversa il sentiero un capriolo, un giovane maschio con appena un accenno dei palchi che, sparisce rapidamente senza darci il tempo di immortalarlo nemmeno in uno scatto arrangiato.
Il resto è una discesa continua e costante attraversando prima la faggeta, poi boschi misti e infine rimboschimenti di pini per poter arrivare a Conca del Re, nei pressi di Castrovillari, dove il nostro viaggio si conclude dopo aver confermato un'ultima volta, un po' stanchi ma soddisfatti come sempre, che la notte sia stata molto più che fresca, ma pienamente ripagata dallo spettacolo vissuto.