"La forza sfrenata del vento sferza il mare e travolge grosse navi e disperde le nuvole, e talvolta, percorrendo con rapinoso turbine i campi, grandi alberi vi abbatte e sparge, e contro le vette dei monti si avventa con raffiche che schiantano le selve: tanto infuria con fremito violento e imperversa con minaccioso rombo il vento. Esistono dunque, senza dubbio, invisibili corpi di vento, che spazzano il mare e le terre e alfine le nuvole in cielo e, con subitaneo turbine avventandosi, le trascinano via; e scorrono e spargono strage, non altrimenti che quando la molle natura dell'acqua si rovescia d'improvviso con corso straripante".
Tito Lucrezio Caro, "De rerum natura" (Sulla natura delle cose)
Appena scendiamo dall'auto però, questa speranza viene disattesa da un forte e freddo vento che inizia a sferzarci addosso. Da subito iniziamo a pensare che questo vento sarà nostro "fedele" compagno per tutta la giornata.
Il bosco di aceri del Monte Sparviere, altura sul quale si sviluppa, è un qualcosa di unico dal punto di vista naturalistico, più in particolare da quello botanico e forestale. In questo sito infatti troviamo tutte e sei le specie di aceri presenti in Italia: acero riccio (Acer platanoides L.), acero di monte (Acer pseudoplatanus L.), acero opalo (Acer opalus Mill.), acero campestre (Acer campestre L.), acero minore (Acer monspessolanum L.), e il più raro acero di Lobelii (Acer lobelii Ten.); in più i colori che in autunno compaiono in un bosco simile sono uno scenario da non perdere che ci spinge a proseguire per questa meta.
Partiamo lungo l'itinerario che si sviluppa intorno allo Sparviere, inizialmente caratterizzato dai rimboschimenti di conifere, e dalla prima fontana che si raggiunge rapidamente. Successivamente iniziano a comparire i primi aceri, nel primo tratto di un bel tono giallo illuminato dal sole che permette di cogliere scorci interessanti, ma dopo qualche centinaio di metri è a noi evidente che la colorazione delle loro foglie non è ancora con i classici toni autunnali, e anzi, molte di queste sono già cadute quasi sicuramente per colpa del forte vento degli ultimi giorni. Arriviamo agevolmente così nei pressi della Chiesetta della Madonna dello Sparviere.
Dopo una breve pausa per valutare tra l'altro il da farsi, si riparte seguendo il tracciato principale e incontrate le altre fontane disseminate lungo il percorso, superiamo il Fosso della Lupara a 1.353 m e il rifugio di Sciortiglie a 1.280 m da cui decidiamo di risalire verso la vetta di Monte Sparviere.
Risaliamo così a mezzacosta ritornando sulle nostre tracce e dopo aver superato la Fonte di Piano Sambuco, prendiamo il sentiero che sale dalla seguente Fonte Alta di Piano di Sambuco verso la vetta. Di qui incrociamo l'ennesima fonte, "Scifi ì petre", per poi incrociare il sentiero principale che porta al Rifugio di Monte Sparviere, una piccola struttura in pietra, utile e spartano riparo per gli escursionisti.
Di qui il forte vento aumenta ulteriormente e dopo un allungo verso lo specchio d'acqua di Lagoforano sempre meritevole di visita, iniziamo la risalita verso la vetta. Raggiunta, possiamo godere di uno straordinario panorama verso tutta l'area intorno, ma in particolar modo verso il Mar Ionio, dal Metapontino al Golfo di Sibari fino a Rossano.
Qui è tale la forza del vento che non possiamo però permanere per molto e, rapidamente, iniziamo la discesa anche in cerca di protezione dalle forti folate, immergendoci nuovamente in un fitto rimboschimento di conifere. Percorriamo così la cresta Est dello Sparviere discendendo verso il luogo in cui è rimasta l'auto.
Arrivati a destinazione e tolto lo zaino dalle spalle, dando un'ultima occhiata al bosco intorno è sempre al vento che spetta l'ultima parola: così come ci ha accolto al mattino, è lui a spingerci verso casa dopo l'ennesimo impetuoso saluto.