Alla Scoperta del Pollino
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Anello del Patriarca in veste autunnale

10/23/2019

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“Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull'albero.
«Che strada devo prendere?» chiese.
La risposta fu una domanda: «Dove vuoi andare?»
«Non lo so», rispose Alice.
«Allora, - disse lo Stregatto - non ha importanza»".
L. Carroll

Questo itinerario in autunno regala tante altre emozioni in più. Un percorso già straordinario per panorami, incontri e paesaggi, diventa unico grazie ai colori regalati dalla stagione.
Le prime foglie cadute sul sentiero, i colori e le tonalità calde che prendono corpo sempre più all'innalzarsi del sole, l'aria fresca che lascia poi spazio al calore della giornata in arrivo, il verde scuro dei pini loricati che si scontra con il colore vivace dei faggi, un cielo blu che ci fa credere di non essere ancora arrivati in autunno. 
La visita al Patriarca è come sempre una sosta desiderata, così come vorremmo fermare il tempo quando raggiungiamo i tanti punti panoramici che ci garantiscono una vista unica su quelle tavolozze di colori che sono i boschi ai nostri piedi. 
Risate e allegria accompagnano una giornata stupenda. Il nostro Pollino ci ha fatto star bene di nuovo.

​Buon Cammino.
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Storia di un "Gamberetto"

10/16/2019

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Passeggiata autunnale verso i Piani di Pollino e i loricati del Giardino degli Dei con uno stretto gruppo di amici. 

I colori del fogliame dei faggi contrastano fortemente con il verde scuro dei loricati che adornano l'altopiano nel cuore dell'area protetta. E i giochi di luce, dei raggi che oltrepassano le nuvole, ci regalano spettacoli unici.
Lungo la nostra passeggiata ci soffermiamo ad una delle tante pozze che anticipano la Grande Porta, e iniziamo ad osservare con attenzione, fino a trovarli. Troviamo uno degli animali più unici che rari che l'intera area protetta possiede: il Chirocephalus ruffoi. Piccolo e praticamente quasi sconosciuto ai più.

Tuttavia la sua storia, affascinante come poche, merita di essere raccontata.
Immaginate di essere dei piccoli gamberetti che vivete in uno degli oceani più antichi del pianeta. Nel tempo i movimenti tettonici innalzano verso l’alto la superficie terrestre, tanto che da oceano vi ritrovate a vivere, in un mare, poi in un lago e infine, dopo migliaia di anni, in una pozza di alta quota con andamento variabile, tanto da risultare completamente secca nei periodi di siccità: che cambiamento!
Ma voi acuti “gamberetti” escogitate il modo di poter sopravvivere anche a questo: deponete le vostre uova, ulteriormente protette da un involucro denominato “ciste” che li proteggerà da andamenti altalenanti di clima e temperature, riuscendo ancora a sopravvivere a queste condizioni difficili.
Così facendo nel tempo vi siete anche un po’ trasformati, ma ora siete una specie unica, che ha come dimora questo unico punto (ad oggi conosciuto) su tutta la Terra. Luogo finale di un processo evolutivo, e di una lunga avventura.

Tutto questo in un organismo così piccolo che fotografiamo (e visibile nella foto a destra scattata dall'amico Antonio De Marco) prima di procedere verso la Grande Porta per continuare ad osservare ammirati i colori di questo 16 Ottobre 2019.
Il genere "Chirocephalus" comprende diverse specie molto localizzate.
Potete vedere da questa immagine trovata sul web l'indicazione dei ritrovamenti, compresa la posizione del "nostro" ruffoi. 
Foto
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Scoperta l'Orchidea Fantasma

7/26/2019

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L'orchidea fantasma, Epipogium aphyllum Sw., è una delle rarità botaniche tra le più importanti dell'intero panorama nazionale, ancor più rara nel sud Italia.

Il nome stesso dell'orchidea, sottolinea la difficoltà nella sua individuazione dovuta al suo sottile stelo e al delicato fiore bianco all'apice che sembra sospeso nel vuoto, uno degli elementi che ha contraddistinto il suo nome. 
Le specifiche esigenze climatiche ed ambientali, la carenza di insetti impollinatori, e la limitata diffusione della specie hanno contribuito alla fama e alla caratterizzazione del nome di questa affascinante orchidea.

Tale specie può scomparire per anni: "l’orchidea fantasma potrebbe nascondersi sottoterra fino a trenta anni, ed è sicuramente “una delle specie più rare e instabili” " (Grünanger, 2001).

Ieri durante un'escursione, abbiamo avuto la possibilità di individuarne un esemplare in una delle faggete del versante Calabro del Parco Nazionale del Pollino, scoprendo una nuova stazione in cui la specie si sviluppa e cresce; il ritrovamento assume ancor più valore in quanto su questo versante, ad oggi non risultavano segnalazioni. Una grande novità che si aggiunge alle già tante specie di rilevanza botanica e naturalistica dell'area protetta più grande d'Italia.

Negli anni precedenti questa rarità botanica è stata ritrovata in Calabria, nel Parco Nazionale della Sila, ma oggi possiamo tranquillamente affermare che anche il Pollino Calabro ha tra le sue tante e rare specie l'orchidea fantasma.

Una grande e soddisfacente scoperta per me e il Dott. Antonio De Marco. E' la nuova conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) che il Pollino è un territorio "ricco" e fondamentale per la biodiversità e la conservazione. Una bella scoperta da aggiungere alle tante esperienze vissute svolgendo il mio lavoro, cercando di fare sempre del mio meglio.

Aggiungo nella parte sottostante la galleria fotografica e i link relativi alla descrizione della specie per chi avesse voglia di approfondire e saperne di più su questa meravigliosa orchidea spontanea.
Link di approfondimento:
- Sistema informativo sulla Flora:
Epipogium aphyllum
- G.I.R.O.S. : Epipogium aphyllum
- Acta Plantarum: Epipogium aphyllum
- Wikipedia:
 Epipogium aphyllum
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Percorrendo il SI - Tratto 601B

3/6/2019

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"Con il progetto Sentiero Italia abbiamo un sogno,
quello di unire l’Italia intera in un grande abbraccio,
attraverso la percorrenza a piedi degli straordinari territori
che il nostro Paese è in grado di offrire non appena
si abbandona la strada asfaltata
”


Vincenzo Torti - Presidente Generale CAI

Questo è uno dei tanti sopralluoghi che sto realizzando per poter avere una mappatura completa e una situazione di dettaglio più o meno recente del SI ricadente nel Parco Nazionale del Pollino, proprio nell'anno in cui questo grande progetto viene portato di nuovo alla ribalta dal CAI (Club Alpino Italiano) durante il 2019, Anno del Cammino Lento.
Più di 6000 Km che legano Alpi e Appennini, dalla prima tappa in località di Santa Teresa di Gallura in provincia di Sassari, passando dalla Sicilia lungo tutta la dorsale appenninica e il versante meridionale delle Alpi fino a Muggia, in provincia di Trieste. 
Sul Sentiero Italia ho intenzione di strutturare un articolo dedicato, dunque evito di soffermarmi più di tanto ora, e vi anticipo un post in tempi relativamente brevi.

L'escursione di oggi invece, è la prima parte che da Sant'Agata d'Esaro conduce fino alla località contraddistinta dalla Fonte Cornia, alle pendici della maestosa Montea. Il percorso agevole, anche se in costante salita, conduce mantenendosi lungo il Vallone della Tragonata, fino al bel bivacco Le Vasche, a poche centinaia di metri dalla fonte già citata. 

Il sopralluogo che non prevede la conclusione del tratto fino al Santuario della Madonna del Pettoruto, punto tappa presso San Sosti, ci permette di godere con calma dell'ambiente circostante, cogliendo la bellezza del bosco ancora a completo riposo, e percependo il lato selvaggio di quelle valli in piena montagna a poca distanza dal mare. Luoghi che da tanto tempo ormai, sono solo in pochi ad attraversare. Lo si nota molto bene nell'ultimo tratto che percorriamo, completamente stravolto dalle tante perturbazioni che il bosco ha subito.

Prima di andar via, ci facciamo tentare da una piccola ma aspra altura che appare dietro il Bivacco già menzionato, e l'intuito non ci tradisce: arrivati sulla cima, oltre ai pini loricati presenti che possiamo vedere a distanza zero, il panorama che ci viene offerto è qualcosa che merita da solo tutta la giornata spesa per l'escursione. Qualcosa che di sicuro rigenera, e lascia quel gusto di rinascita di sé, che ogni cammino in qualche modo ci concede.

"Una cosa bella della montagna è che anche se fai fatica ad arrivare, poi comunque devi tornare".

Buon cammino!
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Il regalo del tramonto

1/17/2019

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"Non mettetemi accanto a chi si lamenta senza mai alzare lo sguardo, a chi non sa dire grazie, a chi non sa accorgersi più di un tramonto. Chiudo gli occhi, mi scosto di un passo. Sono altro. Sono altrove…"
A. Merini

Ci dirigiamo alla volta di Campotenese, dopo che già più di metà della giornata è trascorsa.
La neve ricopre i rilievi intorno a noi, e il primo strato ghiacciato permette di ascoltare il classico suono che la superficie fa quando viene schiacciata sotto il nostro passo costante e continuo.

Decidiamo di risalire per il canalone fino ad incrociare il crinale di Monte Vernita (1.456 m s.l.m.) e il sentiero che si  m sviluppa su di esso; man mano che risaliamo la neve intorno a noi aumenta.
Molte sono le piste degli animali che abitano l'area, dai cinghiali ai caprioli, dalle lepri alle volpi.

Giunti su uno spuntone del crinale rimaniamo subito sorpresi: possiamo osservare il primo spettacolare panorama con il sole che si riflette sul Tirreno mentre si dirige al tramonto.

Aumentiamo il passo per poter godere dei colori che da lì a poco si percepisce stiano per arrivare, mentre l'ultimo tratto della vetta ha un che di lunare. Raggiungiamo la cima appena in tempo per poter godere per pochi minuti dei fantastici colori dall'arancione, al porpora, al viola al fucsia del tramonto di un sole che si infrange sulla linea del mare. Attimi stupendi anche perché si riescono a vedere le cime del Massiccio del Pollino splendidamente dipinte, seppur per pochi minuti, di questi colori.

Ormai è l'imbrunire, e ci accingiamo a discendere dall'altro crinale, riprendendo poi con l'aiuto delle torce la pista fatta all'andata discendendo il canalone e tornando all'auto dopo essere come al solito soddisfatti del fantastico spettacolo che anche questa volta i monti del Parco Nazionale del Pollino ci hanno offerto.

Buon Cammino! 
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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