Ammetto che questa è probabilmente una delle grotte che più spesso delle altre ho sentito nominare, per la sua vicinanza con Castrovillari sicuramente, ma penso molto di più per la sua bellezza e le peculiarità che la cavità ha regalato agli speleologi, e che ancora fortunatamente possiede, rendendola famosa. Tutto ciò mi ha da sempre incuriosito spingendomi a volerla visitare.
Non ho molta esperienza né molta tecnica, ma voglia di esplorare quanto basta e spirito di adattamento, oltre che compagni molto più esperti e preparati di me, che hanno accettato gentilmente che mi aggregassi a loro durante un sopralluogo anticipando il primo evento speleo organizzato con Gradozero. Così munito del giusto equipaggiamento (stivali, una bella tuta da meccanico da sporcare, guanti, caschetto e torcia) mi sono lasciato guidare in questo nuovo stupendo spazio.
"...con tre ingressi, tutti collegati fra di loro da alcune piccole gallerie che sboccano sul pozzo di 20 metri, piuttosto franoso. Alla sua base si apre un’ampia caverna, con il fondo ricoperto da grossi massi di frana, dove scorre un torrente di modesta portata proveniente da una galleria che si interna nel monte verso Sud divenendo dopo una decina di metri impraticabile. Il ramo in discesa, largo in media m 5 ed alto altrettanti, continua in direzione NNE e N sempre percorso dal fiume, che con varie cascatelle si getta in una serie di fessure piuttosto malagevoli che conducono ad una seconda caverna, ricca di concrezioni biancastre, che si sdoppia in due rami sovrapposti, fra di loro comunicanti per il tramite di due pozzetti. La parte accessibile della grotta termina in una piccola cavernetta, molto concrezionata, dove le acque del torrente si perdono in un sifone" (Fonte: qui).
Così viene descritta da Fulvio Forti nel 1.980, quando verrà rilevata la prima volta, nonostante fosse nota da tempo e fosse stata visitata in altre occasioni, una di cui sicuramente nel 1.961 dal G.S.P., rendendola nota proprio per questa sua notevole presenza di acqua al suo interno. Purtroppo, come mi dicono anche Pasquale e Carmen, componenti del Gruppo Speleo del Pollino, l'abbondanza di acqua ora è diventato un fenomeno più raro, probabilmente per alcuni lavori in superficie, realizzati lungo l'area in cui le grotte insistono. Tuttavia, proprio la presenza dell'acqua in questi ambienti ha creato ricche concrezioni calcaree, con stalattiti, stalagmiti e delicatissimi e particolari filamenti coralliformi noti come “capelli d’angelo”.
Ilaria, Pasquale, Carmen e Paolo mi su(o)pportano durante tutta l'esperienza, e arriviamo fino al grande spazio finale da cui mi dicono, percorso al contrario, calandosi dall'alto, si può affrontare la grotta direttamente nel senso opposto (quello che ci aspetta al ritorno): chissà, magari una prossima volta...
Il rientro mi sembra addirittura più agevole, magari semplicemente perché "conosco" un po' di più il percorso. Ma rifarlo al contrario è altrettanto bello, anche perché Pasquale mi mostra altri luoghi e dettagli che durante l'andata non avevo assolutamente notato. Alla fine, la luce ci richiama in superficie, ed io esco dalla grotta soddisfatto delle meraviglie che ho potuto vedere e della nuova esperienza fatta, esplorando finalmente la famosa San Paolo.
Di sicuro questa volta un grande grazie lo devo a tutti e quattro i bravissimi speleologi!
Alla prossima! Buon cammino (anche sotterraneo)!