Alla Scoperta del Pollino
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Nella Grotta di San Paolo di Morano Calabro

5/29/2021

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Finalmente sono riuscito ad effettuare un sopralluogo della Grotta di San Paolo (più correttamente "Complesso Grotta di San Paolo - Ramo del Fiume") a Morano Calabro nel Parco Nazionale del Pollino.

Ammetto che questa è probabilmente una delle grotte che più spesso delle altre ho sentito nominare, per la sua vicinanza con Castrovillari sicuramente, ma penso molto di più per la sua bellezza e le peculiarità che la cavità ha regalato agli speleologi, e che ancora fortunatamente possiede, rendendola famosa. Tutto ciò mi ha da sempre incuriosito spingendomi a volerla visitare.

Non ho molta esperienza né molta tecnica, ma voglia di esplorare quanto basta e spirito di adattamento, oltre che compagni molto più esperti e preparati di me, che hanno accettato gentilmente che mi aggregassi a loro durante un sopralluogo anticipando il primo evento speleo organizzato con Gradozero. Così munito del giusto equipaggiamento (stivali, una bella tuta da meccanico da sporcare, guanti, caschetto e torcia) mi sono lasciato guidare in questo nuovo stupendo spazio. 

"...con tre ingressi, tutti collegati fra di loro da alcune piccole gallerie che sboccano sul pozzo di 20 metri, piuttosto franoso. Alla sua base si apre un’ampia caverna, con il fondo ricoperto da grossi massi di frana, dove scorre un torrente di modesta portata proveniente da una galleria che si interna nel monte verso Sud divenendo dopo una decina di metri impraticabile. Il ramo in discesa, largo in media m 5 ed alto altrettanti, continua in direzione NNE e N sempre percorso dal fiume, che con varie cascatelle si getta in una serie di fessure piuttosto malagevoli che conducono ad una seconda caverna, ricca di concrezioni biancastre, che si sdoppia in due rami sovrapposti, fra di loro comunicanti per il tramite di due pozzetti. La parte accessibile della grotta termina in una piccola cavernetta, molto concrezionata, dove le acque del torrente si perdono in un sifone" (Fonte: qui).

Così viene descritta da Fulvio Forti nel 1.980, quando verrà rilevata la prima volta, nonostante fosse nota da tempo e fosse stata visitata in altre occasioni, una di cui sicuramente nel 1.961 dal G.S.P., rendendola nota proprio per questa sua notevole presenza di acqua al suo interno. Purtroppo, come mi dicono anche Pasquale e Carmen, componenti del Gruppo Speleo del Pollino, l'abbondanza di acqua ora è diventato un fenomeno più raro, probabilmente per alcuni lavori in superficie, realizzati lungo l'area in cui le grotte insistono. Tuttavia, proprio la presenza dell'acqua in questi ambienti ha creato ricche concrezioni calcaree, con stalattiti, stalagmiti e delicatissimi e particolari filamenti coralliformi noti come “capelli d’angelo”.

Foto
Rilievo del 1.980
Descrivere tutto il percorso è per me molto ostico, ma di sicuro alcuni passaggi in particolare non è facile dimenticarli. Entriamo e subito c'è da compiere un passaggio abbastanza stretto che però, al suo superamento, permette di osservare da vicino proprio queste concrezioni coralliformi davvero stupende. Effettivamente immaginando l'acqua in quegli ambienti, non si fa fatica ad associarli ai coralli del mare. Le luci dei caschi favoriscono il luccichio di questi elementi che rendono l'ambiente unico, e che solo in parte le foto possono rappresentare. La grotta si sviluppa con ambienti che si allargano più volte, per restringersi e riaprirsi nuovamente in ampie volte e stanze anche molto alte. Stupendi sono gli stretti passaggi, uno in particolare chiamato lo "stretto dei bottoni" che mi fa penare un po' prima di attraversarlo. Ovviamente il nome è tutto dire! Una volta fatto però, la sensazione è di meraviglia pura: dietro quello stretto passaggio si trovano altri ambienti e altre forme e creazioni della natura. Natura che mettendo insieme roccia e acqua le ha sapientemente modellate in spazi che non tutti avranno modo di vedere o visitare. Questo mi rende ancora un po' più consapevole della mia fortuna, perché sto ammirando con i miei occhi un qualcosa di unico che rimarrà solo per me e per quei pochi che si spingeranno a vederlo.

Ilaria, Pasquale, Carmen e Paolo mi su(o)pportano durante tutta l'esperienza, e arriviamo fino al grande spazio finale da cui mi dicono, percorso al contrario, calandosi dall'alto, si può affrontare la grotta direttamente nel senso opposto (quello che ci aspetta al ritorno): chissà, magari una prossima volta... 

Il rientro mi sembra addirittura più agevole, magari semplicemente perché "conosco" un po' di più il percorso. Ma rifarlo al contrario è altrettanto bello, anche perché Pasquale mi mostra altri luoghi e dettagli che durante l'andata non avevo assolutamente notato. Alla fine, la luce ci richiama in superficie, ed io esco dalla grotta soddisfatto delle meraviglie che ho potuto vedere e della nuova esperienza fatta, esplorando finalmente la famosa San Paolo.

Di sicuro questa volta un grande grazie lo devo a tutti e quattro i bravissimi speleologi!

Alla prossima! Buon cammino (anche sotterraneo)!
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    Sono sempre stato un appassionato di escursionismo e ho sempre sfruttato ogni momento disponibile per poter girovagare sulle montagne vicino casa.
    Oggi mi ritengo uno dei fortunati che è riuscito a fare della sua passione un mestiere. Qui racconterò alcune delle meravigliose esperienze vissute nell'area protetta più grande d'Italia
    .

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