"Girando attorno alla Terra, nella navicella, ho visto quanto è bello il nostro pianeta. Il mondo dovrebbe permetterci di preservare ed aumentare questa bellezza, non di distruggerla!"
Yuri Gagarin
La discesa è agevole, così come è molto piacevole il percorso in faggeta con dei bei esemplari di faggio cresciuti proprio lungo il cammino che rendono il bosco ancor più affascinante: probabilmente merita un approfondimento.
Arrivati in località Acquafredda, dopo un assaggio di qualche fragolina di bosco, e superato il Frido si intraprende la salita, abbastanza ripida verso il Santuario. L'ultimo tratto del percorso è coperto da vegetazione arbustiva più o meno spinosa: ginestre, rovi, rosa canina che a tratti bloccano il passaggio.
Ricongiunti sul sentiero che porta ad uno dei luoghi di culto più importanti dell'intera area del Parco, è facile raggiungerlo tornando poi sui propri passi. Si prosegue lungo il famoso itinerario che conduce prima a Fosso Jannace, completamente privo d'acqua, e poi ai Piano Jannace, attraversando uno dei pochi boschi misti di faggio e abete rimasti a seguito delle utilizzazioni forestali da parte dell'uomo. Oggi associazione molto importante per il tipo di ecosistema che rappresenta.
L'ambiente che viene osservato inoltre è molto particolare, e lascia vagare l'immaginazione proprio perchè meno monotono nella composizione e nelle essenze, oltre che per il particolare fascino dell'abete bianco. Lasciamo alle spalle pian piano quest'area e arriviamo alla Fontana di "Pitt'acurc", fortunatamente attiva e copiosa, dove proprio un attimo dopo aver riempito di fresca acqua le nostre borracce, una mandria di vacche arriva anch'essa per dissetarsi lungo il canale scavato dalla corrente.
Riprendiamo il cammino diretti al Giardino degli Dei, e alla Grande Porta, un luogo sublime dove si manifesta a pieno la grandiosità della natura e su tutti, quella dei pini loricati che crescono sui crinali rocciosi delle Serre. Luogo di cui è impossibile stancarsi: ogni volta è una nuova volta. E' un luogo tanto bello e unico quanto difficile è descriverlo, ed è per questo che anche per questa volta eviterò di farlo.
Passato un po' di tempo in compagnia di questi monumenti naturali, proseguiamo diretti verso il Trabucco del Pollino, uno dei probabili inghiottitoi più profondi quanto meno del sud Italia, soffermandoci per qualche attimo presso un liscio di faglia presente sul crinale Ovest di Serra delle Ciavole, immaginando dell'immensità di tempo trascorsa per poter smuovere così tanta roccia fuori dalla crosta terreste.
Da lì il passo al Trabucco è breve, e dopo una nuova sosta e essersi rifocillati, il rientro è cosa fatta, ritornando dal classico itinerario nuovamente verso piano Vacquarro, completando così i poco più dei 18 Km percorsi in questo magnifico anello.