"E più vado verso il cielo, più il cielo a sua volta mi richiama alla terra".
Fabrice Hadjadj
Sono volte in cui partiresti "a" e "in" qualsiasi condizione. Sono quelle volte in cui vuoi solo andare.
E questa volta volevo andare su Monte Pollino. Arrivare alla vetta, guardarmi un po' intorno, curiosare nella prateria di alta quota intorno alla neve che ancora resiste nelle aree meno soleggiate.
Poi tornare giù, osservare ancora uno scenario reso unico dalla grande afa tutto intorno, che come non mai ha coperto il cielo azzuro e il sole sopra di me; una nebbia calda che lascia andare lo sguardo. In alcuni tratti sembra di essere davvero a centinaia di chilometri dal mondo civilizzato.
Sorrido poi quando incontro sempre più spesso giovani pini loricati pronti ad assaltare le rocce della montagna su cui stanno crescendo, e sfidare il tempo che tra qualche mese sarà per loro il grande vero avversario.
Discendo verso i Piani. L'erba verdeggiante, e la mancanza ancora del pascolo, mi offrono un altro scenario unico e sempre magnifico.
Continuo il cammino e rientro a Gaudolino in piena esplosione primaverile: la luce del sole del primo pomeriggio filtra tra la coltre, colora le belle fioriture di viole, orchidee, senecioni, ranuncoli, crochi e altri fiori che adornano il pianoro.
La tappa, verso il rientro, a Spezzavummola come sempre è d'obbligo, e questa volta è accompagnata da una manciata di ciliegie portate da casa.
In poco tempo giunge così la volta di ritornare alla strada e all'auto per casa pensando già alla prossima volta.